
«Come è possibile che la vita di un bambino debba finire così?»: l’angosciante interrogativo di Papa Francesco durante l’odierno Summit mondiale sui diritti dei bambini è un richiamo alle coscienze di tutti, non solo dei leader globali presenti al vertice in Vaticano. Dietro quel «così» indicato dal Pontefice si nasconde, infatti, una «somma di ingiustizie» che grava sui minori, vittime di guerre, conflitti, schiavitù e migrazioni, nonché dell’aborto e della «cultura dello scarto e del profitto». Di qui, la sottolineatura forte che «uccidere i piccoli significa negare il futuro».
In modo altrettanto chiaro, il vescovo di Roma denuncia «l’iniquità del sistema economico, la criminalità delle guerre, la mancanza di cure mediche e di educazione scolastica», affermando senza timori di smentite che «l’infanzia negata è un grido silenzioso» troppo spesso dimenticato.
Dati alla mano, Francesco ricorda i milioni di bambini sfollati a causa dei conflitti; le vittime «del lavoro forzato, della tratta, di abusi e sfruttamenti di ogni tipo, inclusi i matrimoni obbligati». E ancora i milioni di bambini migranti e i piccoli “invisibili”, non registrati alla nascita e privi di assistenza legale.
Tutto questo, rimarca il Papa, è «inaccettabile» e non può diventare «una nuova normalità», perché il rischio che corre l’umanità è gravissimo: «perdere ciò che è più nobile nel cuore umano: la pietà, la misericordia».
Prima dell’inizio dei lavori, il Pontefice ha incontrato un gruppo di bambini che gli ha consegnato una lettera aperta e alcuni disegni. Successivamente, nell’Auletta dell’Aula Paolo vi, ha ricevuto anche una delegazione di “Alliance Unbroken Kids”.
I lavori del vertice si concludono oggi pomeriggio.
«Vorremmo un mondo per tutti nessuno escluso!»
di Benedetta Capelli
I lavori nella Sala Clementina
di Lorena Leonardi
Il cardinale Parolin alla serata inaugurale nei Musei Vaticani
di Salvatore Cernuzio