Il Summit mondiale sui diritti dei bambini
I tanti volti

di Lorena Leonardi
I bambini nel mondo sono «testimoni di orrori che vengono offuscati dai nostri schermi per proteggerci: la loro realtà vissuta è ritenuta troppo violenta per essere guardata dagli adulti. Così, le vittime più giovani della guerra vengono private del loro diritto più fondamentale, il diritto all’infanzia». È stata la regina Rania Al Abdullah di Giordania ad aprire il primo panel al Summit mondiale sui diritti dei bambini dal titolo «Amiamoli e proteggiamoli», oggi, 3 febbraio, nella Sala Clementina del Palazzo apostolico vaticano.
«Dalla Palestina al Sudan, dallo Yemen al Myanmar, e oltre, questa “disumanizzazione dei bambini” scava abissi nella nostra compassione. Soffoca l’urgenza a favore dell’autocompiacimento. Se un diritto può essere deliberatamente negato, allora non è mai stato un diritto ma un privilegio riservato a pochi fortunati», ha proseguito la donna riportando i dati di un «inquietante studio» sullo stato psicologico dei bambini di Gaza: «Il 96% ha riferito di sentire la morte come imminente, quasi la metà ha detto di voler morire. Non vogliono diventare astronauti o pompieri, come gli altri bambini, ma vorrebbero essere morti». Oggi, ha aggiunto, «un bambino su sei vive in una area di conflitto», immerso in «incubi in pieno giorno», eppure ogni bambino ha lo stesso diritto alla nostra protezione e alle nostre cure «senza eccezioni, esclusioni e precondizioni», «sia che abbia perso due denti davanti o che gli manchi un arto a causa delle ferite di guerra».
Di «bambini vittime innocenti dei grandi» ha parlato anche Antonio Tajani, vice premier e ministro degli esteri del governo italiano, annunciando che verranno portati in Italia trenta bambini palestinesi malati di tumore segnalati dal cardinale Pizzaballa e dal centro Giovanni xxiii. Ha poi ricordato i piccoli israeliani aggrediti e uccisi durante l’assalto di Hamas del 7 ottobre del 2023 e quelli che sono ancora in ostaggio nella Striscia di Gaza. Quindi ha fatto riferimento all’importanza di favorire la natalità e le donne lavoratrici, nonché di promuovere le vaccinazioni in Africa e contrastare il turismo sessuale in Asia. Infine, dal ministro l’auspicio che il «Mare nostrum diventi mare di pace, non un cimitero di innocenti» e il rinnovo dell’impegno per l’approvazione dello ius scholae.
Mamadou Tangara, ministro degli Esteri del Gambia, ha esaltato «le potenzialità dell’incontro: più parliamo più ci capiamo e mettiamo l’accento sulle cose che ci uniscono maggiormente che su quelle che ci dividono». Sui diritti dei bambini nel mondo odierno è intervenuta anche Megawati Sukarnoputri, quinta presidente della Repubblica di Indonesia, che ha istituito una apposita commissione per la protezione dell’infanzia: «L’adempimento dei diritti dei bambini non è facile, è una responsabilità degli adulti che risente di crisi climatiche, disastri ecologici e digital divide, tutti fattori che incidono sull’accesso a istruzione, salute e cibo». Sukarnoputri ha fatto cenno alla filosofia indonesiana della Pancasila: «Umanità, uguaglianza e giustizia permettono ai bambini di sognare senza limiti. Il presidente Sukarno — ha detto facendo riferimento al primo presidente del Paese del Sudest asiatico — suggeriva ai giovani: “Appendete i vostri sogni in alto come il cielo, se cadrete, cadrete tra le stelle del cielo”».
Ha chiuso la prima discussione la senatrice a vita della Repubblica italiana Liliana Segre, condividendo la propria esperienza di bambina deportata e sopravvissuta alla Shoah: «I bambini, tutti, sono una cosa sacra e non vanno toccati per nessun motivo». Dopo aver accennato «ai milioni di minori sfruttati, che vivono in condizioni di estrema povertà, sotto le bombe di troppe guerre», Segre ha raccontato come in tutta la vita abbia rinunciato alla vendetta e al rancore, scegliendo la testimonianza «per ricordare di quanta violenza è capace l’umanità». Dalla donna più anziana d’Europa ad avere una scorta per le continue minacce e manifestazioni di odio che subisce, l’auspicio che delle storie di dolore e ingiustizia dei bambini nel mondo si conservi «il loro significato di evento universale», senza parteggiamenti.
Primo relatore del secondo panel del Summit — sul diritto dei bambini alle risorse — è stato Mario Draghi, ex presidente della Banca centrale europea, il quale ha caldeggiato la costruzione di percorsi educativi che diano «autenticità» alla partecipazione dei più piccoli e permettano di «liberarne le potenzialità, senza anticipare il loro essere adulti. Proteggere i bambini — ha detto — significa essere pronti a cambiare i nostri atteggiamenti» e «i criteri delle scelte collettive». L’inclusione dei bambini nei processi decisionali secondo Draghi è «un compito complesso» che richiede non solo «sapienza e passione educativa» ma anche un orizzonte di «bene» come obiettivo.
Di investimento sui bambini come «investimento sul futuro» ha parlato Paolo Gentiloni, presidente della task force Onu sulla crisi del debito, denunciando che nel mondo 300 milioni di bimbi vivono con meno di 2,15 dollari al giorno e in Europa sfiora la povertà 1 bambino su 5. «I Paesi più esposti — ha ammonito — sono quelli dove la sostenibilità del debito è più a rischio, e impatta 400milioni di bambini». Investire sui bambini non è solo un «imperativo» dettato da «amore, compassione e speranza» ma anche una «opportunità economica e sociale». Unicef, ad esempio, ha riferito Gentiloni, «propone di rimettere il debito a chi destina le risorse risparmiate all’istruzione, alla salute e ai servizi sociali per l’infanzia»: queste, ha concluso, sono «proposte da prendere in considerazione per inserire i diritti dei bambini nel capitolo delle risorse e dello sviluppo sostenibile».
La parola è poi passata a Nokuzola Tolashe, ministro dello Sviluppo sociale del Sud Africa, che ha annunciato la condivisione dei contenuti della dichiarazione del Summit al prossimo vertice G20. Ha inoltre reso noto di accogliere «con favore il lancio della campagna per la riduzione del debito in 160 Paesi come parte del Giubileo 2025 della Chiesa cattolica. La presidenza sudafricana del G20 — ha continuato — nell’ambito del tema solidarietà, uguaglianza e sostenibilità, mira a far sentire la voce delle persone più vulnerabili della società del Sud globale, la maggior parte delle quali sono bambini».
Sull’urgenza di «porre fine ai conflitti», «investire su donne e bambini e sulle infrastrutture locali» ha insistito Arif Husain, capo economista del World Food Programme: «Ogni giorno 700 milioni di persone vanno a letto senza mangiare; 150 milioni di bambini sono troppo bassi per la loro età e 50milioni sono malnutriti. 120 milioni di persone vengono cacciate con la forza dalle loro case: in maggioranza sono donne e bambini. Ricordiamo che disuguaglianza di reddito equivale a disuguaglianza di opportunità».
Poggia un pallone sul grande tavolo dei relatori Gianni Infantino, presidente della Fifa, per aprire il confronto sul diritto all’istruzione, e tutti sorridono. «Lo fanno anche i bambini, ogni volta che vedono un pallone», ha spiegato, introducendo «Football for schools», un programma già attuato in 123 Paesi che sfrutta il calcio come «gancio» per parlare ai bambini di temi sensibili come la violenza e la discriminazione sulle donne. Infantino, dichiarandosi a disposizione «per fare squadra e vincere la coppa del mondo del sorriso», ha promesso la presenza di grandi calciatori alla ii Giornata mondiale dei bambini, in programma il 27 e 28 settembre 2026
Ha scandito l’esigenza di una scuola che «resista alla colonizzazione algoritmica» il filosofo e psicoanalista Miguel Benasayag. Se, dopo la parola e la scrittura, quella «algoritmica» è la terza «rivoluzione antropologica» cui assistiamo, Benasayag si è detto preoccupato per le modificazioni cui va incontro il cervello umano a fronte dell’utilizzo della tecnologia e ha auspicato uno sforzo per stabilire la nostra «alterità» rispetto alle macchine.
Un appello alla comunità internazionale, perché ritrovi la «tensione unitiva» atta a garantire a tutti l’istruzione, «diritto che cambia il mondo», è stato lanciato da Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio. «Bisogna spezzare il circolo vizioso dell’analfabetismo e dell’abbandono scolastico», ha esortato, «non solo nelle periferie del pianeta» ma pure nei paesi avanzati, dove i giovani, più fragili e ansiosi che in passato, sono alle prese con le «passioni tristi» e «hanno bisogno di quel respiro largo che solo la memoria e gli ideali del patrimonio culturale possono dar loro: tra i banchi palpita un germe di futuro».
Il rabbino David Rosen ha infine ricordato l’importanza dell’istruzione nella tradizione ebraica fin dalle origini, quando le scuole garantivano l’educazione a tutti, secondo i valori cardini della legge ebraica che chiede il rispetto dell’infanzia. In particolare, è stato rimarcato un aspetto che attraversa tutta la Bibbia ebraica: l’obbligo di garantire, soprattutto all’orfano e ai poveri, l’istruzione, un’opportunità per far emergere talenti che altrimenti difficilmente affiorerebbero.