· Città del Vaticano ·

Domenica 28 maggio: a Roma la tappa conclusiva del Giro d’Italia

«Il Giro d’Italia
è umanissimo»

 «Il Giro d’Italia   QUO-122
27 maggio 2023

Nel 1972 il patriarca di Venezia Albino Luciani diede il via alla “corsa rosa”


Domenica 28 maggio, nel cuore di Roma, ci saranno anche sei ciclisti di Athletica Vaticana - Vatican Cycling a pedalare con le e-bike nell’ultima tappa del Giro-E. Con partenza da Castel Sant’Angelo e traguardo ai Fori Imperiali dove, poche ore dopo, arriverà la maglia rosa con i ciclisti del Giro d’Italia. La “squadra del Papa”, che fa parte dell’Unione ciclistica internazionale, pedalerà in particolare per sostenere il Centro per le cure palliative pediatriche aperto dall’ospedale «Bambino Gesù» a Passoscuro. Nell’ambito delle iniziative promosse per il «Giro d’Italia delle cure palliative pediatriche». Per Athletica Vaticana-Vatican Cycling l’appuntamento sarà poi domenica 6 agosto per il Campionato del mondo di ciclismo su strada a Glasgow. Come già nella scorsa edizione a Wollongong in Australia, alla vigilia dei Mondiali i ciclisti vaticani abbracceranno una realtà solidale. Per testimoniare la fraternità attraverso il linguaggio concreto dello sport.


«Se tutto lo sport è umano, per noi italiani il “Giro d’Italia” è umanissimo»: il cardinale patriarca di Venezia, Albino Luciani, diede simbolicamente il via al Giro d’Italia 1972, proprio nel cuore della città veneta. Ecco le sue attualissime parole rivolte alla comunità del ciclismo il 20 maggio 1972, alla vigilia della corsa rosa.

Nulla di ciò che è umano è estraneo alla Chiesa. Ora, se tutto lo sport è umano, per noi italiani il “Giro d’Italia” è umanissimo. Esso non è solo competizione sportiva, è movimento di masse, gioiosa festa di popolo per quanto riguarda il presente; è leggenda ed epopea per quanto riguarda il passato.

Gli occhi vedono i campioni di oggi, ma il cuore specialmente di noi vecchi, dietro ad essi vede i campioni di ieri: Girardengo, Binda, Coppi, Bartali. E con i campioni ritrova le commozioni di ieri, gli entusiasmi per le arrampicate ardite, per le passeggiate dei solitari delle Dolomiti (...).

Sono dunque qui per amore del Giro. Ma anche per amore di Venezia. In un giornale in cronaca di oggi leggo un paragone tra Venezia e il Giro. Venezia, dice il cronista, è romantica nel suo centro storico, carico d’arte e di storia; è pratica e realistica in Mestre tutta fervida di industrie.

Così il Giro: è realistico e pratico nella sua organizzazione, è ideale e romantico nella passione con cui è seguito dagli italiani.

Lieto che Venezia dia il via al 55° Giro e ne assurga a simbolo, porgo il mio augurio sia agli organizzatori e corridori, sia agli appassionati che lo seguiranno.

Ai primi auguro di darci un Giro scintillante di brio e cavallerescamente agonistico; ai secondi, di vivere la passione sportiva dei prossimi giorni da appassionati e da cristiani insieme. Ciò vuol dire: l’entusiasmo sappiamolo trasferire dalla corsa di quaggiù all’altra corsa, di cui San Paolo ha scritto: «Correte in modo da conquistarvi il premio di Dio» (1 Corinzi 9,24).

 

Leggi anche:

Pedalando insieme per la pace
di David Lappartient

Nella cornice di Roma
di Gianni Torriani

Una lettera inedita di  Gino Bartali a Giovanni XXIII

Mio padre, Felice Gimondi e Paolo VI
di Norma Gimondi

Quell’emozione di veder passare i corridori per strada
di Filippo Simonelli

Luigi Ganna, il re del fango
di Stefania Bardelli