Gianni Bugno è uno dei miti del ciclismo a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. Nel suo incredibile palmarès può contare un Giro d’Italia, due campionati del mondo, classiche del nord, ma anche tappe di montagna come la mitica ascesa all’Alpe d’Huez al Tour de France. Oltre a un’infinità di piazzamenti prestigiosi tanto nelle corse di un giorno quanto nei grandi giri e nelle prove contro il tempo. Dopo il suo ritiro, Bugno è rimasto nel mondo del ciclismo, come è quasi inevitabile per chi vive questo sport in modo profondo. Pilota di elicotteri ed esperto di elisoccorso, è stato per anni, fino al 2021, alla guida del velivolo che sorvola la corsa rosa.
Gianni Bugno, com’è cambiata l’esperienza del ciclismo vista dal pubblico?
In realtà non è cambiata più di tanto: la gente c’era a bordo strada tanti anni fa e c’è anche adesso. La passione è sempre la stessa. Anche se cambiano gli interpreti e le regole, alla gente piace il ciclismo e piace soprattutto viverlo da vicino.
Rispetto ai suoi anni però la carovana è sempre più circondata dalle attenzioni dei social. Anzi, la gente a bordo strada sembra più interessata a riprendere un video che a godersi quel che gli sta passando sotto gli occhi.
L’affetto del pubblico arriva sempre ai corridori. L’emozione di vedere tanta gente a fare il tifo sulle strade non cambia se c’è qualche telefono in più. Ai ciclisti piace sicuramente di più un tifoso che ti riprende con il cellulare mentre stai pedalando che uno rimasto a casa a vedere la corsa in televisione.
Forse il ciclismo è diventato troppo tecnologico togliendo proprio quella spontaneità che faceva appassionare le persone?
È vero che il ciclismo è diventato più tecnologico, ma è un processo che riguarda molti altri sport. È normale che si cerchi di fare sempre meglio in tutte le performance. A mio parere se la tecnologia aiuta in questo senso, non vedo perché criticarla.
Oggi il ciclismo sembra essere tornato ad attirare le grandi folle, anche grazie a campioni in grado di dare spettacolo su tutti i terreni...
Sicuramente oggi sono in scena corridori molto divertenti, ma — secondo me — per la gente non è un mai stato troppo importante questo aspetto. Chi va in strada a vedere il ciclismo si diverte anche solo a essere lì, presente sul posto, in quel momento: il passaggio di qualsiasi corridore regala emozioni.
Domani il Giro d’Italia avrà il suo grande arrivo a Roma. Come per il Tour de France a Pairigi.
A Roma, in passato, ci sono stati problemi per le condizioni delle strade, spero che siano stati risolti. L’ultima tappa del Giro sarà a Roma anche nei prossimi anni e mi auguro che la capitale diventi il posto giusto per la grande festa del Giro.
di Filippo Simonelli