· Città del Vaticano ·

Le memorie dei figli di Torriani, storico organizzatore

Nella cornice di Roma

 Nella cornice di Roma  QUO-122
27 maggio 2023

C’è sempre stato un legame molto stretto tra il Giro d’Italia, i Papi e Roma. Nel 1911, in occasione del 50° anniversario del Regno d’Italia, la capitale è stata sede di partenza e di arrivo del Giro alla sua seconda edizione (Carlo Galetti ne fu il vincitore). Nel 1950, poi, la maglia rosa finale a Roma l’ha conquistata Hugo Koblet, davanti a un indomito Gino Bartali.

E sono già i ricordi vivi di mio padre, Vincenzo Torriani, il “patron” che ha organizzato il Giro d’Italia dal 1948 fino all’inizio degli anni ‘90.

Per il Giro del 1960, il 19 maggio vi fu la grande partenza da Roma per celebrare le Olimpiadi. In quella occasione vennero commemorati Fausto Coppi (morto il 2 gennaio di quell’anno), Armando Cougnet, storico organizzatore prima di Vincenzo Torriani, e il giornalista Orio Vergani.

Il ciclismo, sport popolare per eccellenza che ha nel suo dna la fatica e il coraggio, è sempre stato visto con apprezzamento e attenzione dai Pontefici. L’imprinting ufficiale, se così si può dire, è stato dato da Pio xii che, primo Papa a farlo, il 26 giugno 1946 ha ricevuto in udienza i corridori del Giro. E il 13 ottobre 1949 ha proclamato la Madonna del Ghisallo patrona dei ciclisti: grande e attuale intuzione.

Paolo vi , il 30 maggio 1964, ha accolto la comunità del Giro dopo la tappa con arrivo a Castelgandolfo, proprio per testimoniare la vicinanza della Chiesa. Il 16 maggio 1974, dieci anni dopo, Papa Montini ha dato proprio il via alla corsa rosa con la partenza, per la prima volta, dalla Città del Vaticano. Questa è la testimonianza di mio fratello, Marco Torriani, che era al seguito: «Il 16 maggio 1974 Paolo vi accolse per la seconda volta il Giro. Nel cortile di San Damaso, dove abitualmente vengono ricevuti i capi di Stato. Il Papa volle salutare il Giro non affacciandosi dal balcone, ma dal palco appositamente costruito per la circostanza, davanti al quale sfilarono i corridori con le ammiraglie delle squadre. Da parte sua, il Giro modificò appositamente il cerimoniale del via portando le biciclette e le ammiraglie davanti al palco dove Paolo vi aveva salutato uno per uno tutti i corridori, i responsabili dell’organizzazione, delle squadre e i giornalisti. Per sottolineare il valore educativo di questo sport la direzione del Giro consegnò al Papa un certo numero di “biciclettine” per bambini da destinare a coloro che non potevano permettersela. La carovana riprese il cammino con la benedizione e il via ufficiale da parte del Papa con la classica bandierina. Tra i presenti alla cerimonia di partenza c’erano anche Sergio Zavoli con un emozionatissimo Gino Bartali».

Indimenticabile per me l’esperienza del Giro del 2000, quando la corsa è partita nuovamente da Roma, con l’incontro con Giovanni Paolo ii : era il 12 maggio dell’anno giubilare e tutta la “carovana” è entrata nel Palazzo apostolico.

Il Giro ha abbracciato Roma anche con gli ultimi due Papi: nel 2009, con Benedetto xvi , con la cronometro finale e la vittoria del russo Denis Menchov. E nel 2018, con Papa Francesco, con il trionfo finale del britannico Chris Froome.

La squadra ciclistica Athletica Vaticana-Vatican Cycling — alla quale di recente abbiamo consegnato il Premio Vincenzo Torriani “per chi ama il ciclismo e lo fa vivere” — sta rilanciando questo particolare rapporto tra i Papi e il ciclismo che, per molti anni, ha visto protagonista anche mio padre.

di Gianni Torriani