· Città del Vaticano ·

Il ricordo della partenza dal Vaticano nel 1974 nelle parole della figlia Norma

Mio padre, Felice Gimondi
e Paolo VI

Pope Paul VI gestures as he talks to Felice Gimondi, Italian cycling star May 16, 1974, when the ...
27 maggio 2023

Ricordare la partenza del Giro d’Italia — per la prima volta — dal Vaticano il 16 maggio 1974 è facile per me: a casa nostra la fotografia di mio papà Felice Gimondi, con indosso la maglia di campione del mondo, accanto a Papa Paolo vi nel cortile di San Damaso ha sempre fatto parte proprio della nostra quotidianità. È sempre stata lì quella foto, nella casa di famiglia, dove hanno vissuto mamma e papà. E c’è ancora oggi. È un’immagine che, dal 1974, fa parte veramente dei nostri ricordi più cari.

Credo che la particolare attenzione di mio padre per quella foto, per il ricordo della partenza del Giro d’Italia del 1974, sia dovuta al fatto che quel giorno, in Vaticano, lui ha avuto veramente un’emozione diversa rispetto alle tantissime che ha vissuto come corridore, anche per la sua storia personale.

Mio padre è nato a Sedrina, nella terra bergamasca dove la fede cristiana è connaturale al modo di vivere e di pensare della gente. Soprattutto nel dopoguerra. Mio padre è nato — era il 1942 — con una profonda fede trasmessa da mamma Angela e da papà Mosè, i miei nonni: una postina e un camionista. A questo si aggiunge il fatto che cresce nella squadra ciclistica del paese, l’Unione sportiva Sedrianese, fondata dal parroco don Barcella e da suo padre.

Le radici di Felice ragazzo, che poi sono rimaste le stesse di Felice campione, sono tutte lì: in un paese bergamasco dove la fede cristiana è davvero una componente fondamentale e fondante per chi ci vive.

Posso solo immaginare cosa abbia significato per mio padre, cosa abbia sentito dentro, quando si è trovato — con la maglia più prestigiosa che ha indossato, quella appunto di campione del mondo — accanto a Papa Paolo vi .

Per lui è stato un sogno che si è coronato, forse anche — si potrebbe dire — quasi la chiusura di un cerchio. Partito dall’oratorio del suo paese, era arrivato con la maglia iridata dal Papa. Un cammino umano e sportivo lungo ma decisamente emozionante per un atleta profondamente cristiano come Felice Gimondi. In quel Giro d’Italia si classificò terzo, ad appena 33 secondi da Eddy Merckx.

L’emozione che mio padre ha vissuto quel giorno in Vaticano si legge bene, del resto, nello sguardo che rivolge a Paolo vi . Uno sguardo timido, rispettoso, di un uomo di fede consapevole di trovarsi di fronte al Papa e di vivere “qualcosa” di più grande. Per lui non è stata una “partenza” come tutte le altre.

Mio padre ricordava anche l’incontro con Giovanni Paolo ii, il 12 maggio 2000, in coincidenza del Giubileo, alla vigilia della partenza del Giro d’Italia da Roma. Non correva più da anni ed era lì con Marco Pantani. Ebbe così nuovamente l’opportunità di incontrare un Papa. E per un atleta cristiano, fin nelle sue radici, non è mai un’esperienza come le altre: incontrare il Papa è un appuntamento importante che segna il proprio cammino di fede di uomo.

Personalmente — e ho avuto modo di dirlo agli organizzatori di Rcs, anche in occasione della presentazione in Vaticano del riconoscimento di Athletica Vaticana come membro ufficiale dell’Unione ciclistica internazionale — mi farebbe piacere che ci fosse nuovamente la possibilità di una partenza del Giro d’Italia dal Vaticano. E, se ci sarà quella opportunità, vorrei tanto poter essere presente nel ricordo di mio padre Felice Gimondi.

di Norma Gimondi