
Dopo la caduta di Goma e Bukavu, occupate dai ribelli dell’M23 a fine gennaio e metà febbraio, prosegue l’avanzata delle milizie filo-rwandesi nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Scontri armati, panico e flussi di persone in fuga sono lo scenario ormai dominante in tutta la regione del Kivu. A nord di Goma i ribelli minacciano Butembo, mentre a sud di Bukavu nel mirino dell’M23 c’è la città di Uvira. Quest’ultima dista pochi chilometri dal Burundi, già travolto da flussi di sfollati che secondo l’Onu non ritrovano precedenti negli ultimi 25 anni. Si scappa anche più a nord e nella fuga dalle violenze si registrano tragedie: almeno 22 persone sono morte ieri dopo che un’imbarcazione sovraccarica si è rovesciata nelle acque del lago Edoardo.
La crisi nell’est congolese preoccupa la comunità internazionale. Durante una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, il ministero degli Esteri congolese ha accusato il Rwanda «di preparare una carneficina». L’Onu denuncia il rischio di una «catastrofe senza precedenti». Il riacutizzarsi di questo conflitto “dimenticato”, proprio nell’anno in cui avrebbe dovuto terminare dopo 25 anni la missione di peacekeeping Onu Monusco, evidenzia tuttavia l’assenza di una strategia condivisa per risolvere la cronica instabilità in questi territori, tanto ricchi di risorse naturali quanto fragili ed esposti agli interessi di Paesi terzi. (valerio palombaro)
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