Un’università
In un mondo in fiamme disarmare le parole e i pensieri
L’Università abbia «l’odore di carne e di popolo» e «non tema la contaminazione virtuosa e la fantasia», così da conservare le differenze nell’unità, non nell’omogeneità: è un mandato preciso quello indicato da Papa Francesco stamani. Recatosi presso la Pontificia Università Gregoriana, nella romana piazza della Pilotta, in occasione del Dies academicus, il Pontefice ha evidenziato l’importanza di un’istruzione che passa dalla cattedra al tavolo, dove non esistono gerarchie; dalle parole e dai pensieri «armati» alla poesia e alla fantasia «disarmate»; da un mondo in fiamme alla “teologia della speranza”.
Una Lectio magistralis, quella tenuta dal Papa, che suona come un forte appello all’umano (non solo all’umanesimo) e che si incentra su un principio basilare, ma troppo spesso ignorato a livello globale: l’educazione non deve essere un privilegio per pochi. Pertanto, il suo primo e principale aspetto è la gratuità. Gratuità in senso cristiano, ovvero carità, perché — ha spiegato Francesco — formare è soprattutto «cura delle persone e quindi discreta, preziosa, e delicata azione di carità. Altrimenti l’azione formativa si trasforma in arido intellettualismo o perverso narcisismo». L’invito del vescovo di Roma è inoltre a «mettere il cuore» nell’insegnamento, perché solo così esso diventerà «un atto di misericordia» e non «un dialogo dall’alto in basso».
Un passaggio del suo discorso Francesco lo dedica all’impatto dell’Intelligenza artificiale sulla ricerca: una sottolineatura quanto mai urgente per ribadire che «nessun algoritmo potrà sostituire la poesia, l’ironia, e l’amore», strumenti che consentono agli studenti di scoprire sé stessi attraverso «la forza della fantasia, del veder germinare l’ispirazione, di prendere contatto con le proprie emozioni e di sapere esprimere i propri sentimenti».
Le parole del vice gran cancelliere
Il servizio di Salvatore Cernuzio