· Città del Vaticano ·

Il 45° viaggio di Papa Francesco - Papua Nuova Guinea
L’incontro con i fedeli della diocesi di Vanimo

Una meravigliosa terra
giovane e missionaria!

 Una meravigliosa terra  giovane e missionaria!  QUO-203
09 settembre 2024

Nella tarda mattinata di domenica 8 settembre Papa Francesco ha lasciato Port Moresby per dirigersi a Vanimo. Nella città portuale al confine con l’Indonesia il Pontefice è giunto in aereo nel primo pomeriggio, con un volo militare messo a disposizione dalle autorità dell’Australia. Dopo l’atterraggio si è diretto in automobile presso la vicina spianata antistante la cattedrale per incontrare i fedeli della diocesi. Dopo il saluto rivoltogli dal vescovo Francis Meli e le testimonianze di un catechista, di una bambina, di una suora e di una famiglia, il vescovo di Roma ha pronunciato il discorso che diamo di seguito.

Cari fratelli e sorelle, buon pomeriggio!

Ringrazio il Vescovo per le parole che mi ha rivolto. Saluto le Autorità, i sacerdoti, le religiose e i religiosi, i missionari, i catechisti, i giovani, i fedeli – alcuni venuti da molto lontano – e voi, carissimi bambini! Grazie a Maria Joseph, Steven, Suor Jaisha Joseph, David e Maria per quello che avete condiviso. Sono contento di incontrarvi in questa terra meravigliosa, terra giovane e missionaria!

Come abbiamo sentito, dalla metà del xix secolo la missione qui non si è mai interrotta: religiose, religiosi, catechisti e missionari laici non hanno smesso di predicare la Parola di Dio e di offrire aiuto ai fratelli, nella cura pastorale, nell’istruzione, nell’assistenza sanitaria e in molti altri ambiti, affrontando non poche difficoltà, per essere per tutti strumento “di pace e di amore”, come ha detto Suor Jaisha Joseph.

Così le chiese, le scuole, gli ospedali e i centri missionari testimoniano attorno a noi che Cristo è venuto a portare salvezza a tutti, perché ciascuno fiorisca in tutta la sua bellezza per il bene comune (cfr. Esort. ap. Evangelii gaudium, 182).

Voi qui siete “esperti” di bellezza, perché siete circondati di bellezza! Vivete in una terra magnifica, ricca di una grande varietà di piante e di uccelli, in cui si resta a bocca aperta davanti ai colori, suoni e profumi, e allo spettacolo grandioso di una natura che esplode di vita, evocando l’immagine dell’Eden!

Ma questa ricchezza il Signore ve l’affida come un segno e uno strumento, perché viviate anche voi così, uniti in armonia con Lui e con i fratelli, rispettando la casa comune e custodendovi a vicenda (cfr. Messaggio per la celebrazione della v Giornata Mondiale di Preghiera per la cura del creato, 1° settembre 2019).

Guardandoci attorno, vediamo quanto è dolce lo scenario della natura. Ma rientrando in noi stessi, ci accorgiamo che c’è uno spettacolo ancora più bello: quello di ciò che cresce in noi quando ci amiamo a vicenda, come hanno testimoniato David e Maria, parlando del loro cammino di sposi, nel sacramento del Matrimonio. E la nostra missione è proprio questa: diffondere ovunque, attraverso l’amore di Dio e dei fratelli, la bellezza del Vangelo di Cristo (cfr. Evangelii gaudium, 120)!

Abbiamo sentito come alcuni di voi, per farlo, affrontano lunghi viaggi, per raggiungere anche le comunità più lontane, a volte lasciando la propria casa, come ci ha detto Steven. Fanno una cosa bellissima, ed è importante che non siano lasciati soli, ma che tutta la comunità li sostenga, perché possano svolgere serenamente il loro mandato, specialmente quando devono conciliare le esigenze della missione con le responsabilità della famiglia.

C’è però anche un altro modo in cui possiamo aiutarli, ed è che ciascuno di noi promuova l’annuncio missionario là dove vive (cfr. Conc. Ecum. Vat. ii, Decr. Ad gentes, 23): a casa, a scuola, negli ambienti di lavoro, perché dappertutto, nelle foreste, nei villaggi e nelle città, alla bellezza dei panorami corrisponda la bellezza di una comunità in cui ci si vuole bene, come Gesù ci ha insegnato quando ci ha detto: «Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13, 35; cfr Mt 22, 35-40).

Formeremo così, sempre più, come una grande orchestra — che piace tanto a Maria Joseph, la nostra violinista — capace, con le sue note, di ricomporre le rivalità, di vincere le divisioni — personali, familiari e tribali —; di scacciare dal cuore delle persone la paura, la superstizione e la magia; di porre fine a comportamenti distruttivi come la violenza, l’infedeltà, lo sfruttamento, l’uso di alcool e droghe: mali che imprigionano e rendono infelici tanti fratelli e sorelle, anche qui.

Ricordiamolo: l’amore è più forte di tutto questo e la sua bellezza può guarire il mondo, perché ha le sue radici in Dio (cfr. Catechesi, 9 settembre 2020). Diffondiamolo, perciò, e difendiamolo, anche quando il farlo può costarci qualche incomprensione, qualche opposizione. Ce lo ha testimoniato, con le parole e con l’esempio, il Beato Pietro To Rot — sposo, padre, catechista e martire di questa terra —, che ha donato la sua vita proprio per difendere l’unità della famiglia di fronte a chi voleva minarne le fondamenta.

Cari amici, molti turisti, dopo aver visitato il vostro Paese, tornano a casa dicendo di aver visto “il paradiso”. Si riferiscono, in genere, alle attrazioni paesaggistiche e ambientali di cui hanno goduto. Noi però sappiamo che, come abbiamo detto, il tesoro più grande non è quello. Ce n’è un altro, più bello e affascinante, che si trova nei vostri cuori e che si manifesta nella carità con cui vi amate.

È questo il dono più prezioso che potete condividere e far conoscere a tutti, rendendo Papua Nuova Guinea famosa non solo per la sua varietà di flora e di fauna, per le sue spiagge incantevoli e per il suo mare limpido, ma anche e soprattutto per le persone buone che vi si incontrano; e lo dico specialmente a voi, bambini, con i vostri sorrisi contagiosi e con la vostra gioia prorompente, che sprizza in ogni direzione. Siete l’immagine più bella che chi parte da qui può portare con sé e conservare nel cuore!

Vi incoraggio, perciò, ad abbellire sempre più questa terra felice con la vostra presenza di Chiesa che ama. Vi benedico e prego per voi. E vi raccomando: anche voi pregate per me. Grazie.


Il saluto del vescovo Meli 

Simbolo di pace e di unità  


«Una pietra miliare significativa per promuovere la speranza e l’unità, nonché l’amore e l’armonia tra culture, gruppi etnici, tribù, lingue e nazioni»: così monsignor Francis H. Meli, vescovo di Vanimo, ha descritto la visita di Papa Francesco nella diocesi, nel saluto rivoltogli all’inizio dell’incontro. «In un mondo segnato da violenza, soprattutto di genere, disuguaglianza, violenza legata alla stregoneria, cambiamenti climatici, crimini dei colletti bianchi, problemi di ordine pubblico» ha evidenziato il presule, la presenza del Pontefice  e i suoi sforzi per «promuovere la speranza, l’unità, la pace e l’amore, denunciando la violenza e tutte le azioni che danneggiano la famiglia umana» sono  «un simbolo di pace». 

Monsignor Meli ha poi ripercorso la storia dell’evangelizzazione di Vanimo, a partire dall’operato del vescovo francescano Ignatius Doggett che, negli anni ’60 del secolo scorso, «svolse un ruolo fondamentale nell’espansione della missione». Di qui, l’auspicio che la visita papale  possa portare «un rinnovato fervore a tutti i cattolici e ai cristiani» del territorio, «unendoli nella fede e nella missione, soprattutto in questi tempi difficili».

Infine il presule ha ribadito l’importanza della salvaguardia del Creato, simboleggiata proprio dalla diocesi, «a lungo celebrata come l’oasi dei Greens Vanimo, un faro di messaggi celestiali, un santuario per i vulnerabili e un rifugio di tranquillità e unità».


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