· Città del Vaticano ·

Testimonianze

Strumenti d’amore
nelle mani di Dio

 Strumenti d’amore  nelle mani di Dio  QUO-203
09 settembre 2024

Maria Joseph ha dodici anni, suona il violino e sogna di diventare avvocato e formare una famiglia. Dall’età di due anni vive nella Casa delle bambine di Lujan, gestita a Vanimo dalle Serve del Signore e della Vergine di Matará. Nata con una grave malformazione alle gambe, ora cammina «alta e dritta» dopo una serie di operazioni, rese possibili grazie alle «suore e altre persone gentili». «Anche se non ho mai conosciuto i miei genitori», racconta a Papa Francesco sul palco allestito davanti la cattedrale della piccola città portuale della Papua-Nuova Guinea, «le suore sono diventate le mie madri, le altre ragazze le mie sorelle e viviamo come una famiglia».

La testimonianza di Maria Joseph è un esempio di quanto l’opera missionaria in Papua-Nuova Guinea sia essenziale non solo per rafforzare la fede cristiana, ma anche nel tessuto sociale e comunitario. «I diversi ministeri che compiamo sono in gran parte associati alle parrocchie: l’insegnamento del catechismo ai bambini, la visita alle famiglie, la formazione di giovani e bambini e la cura dei bambini meno fortunati, soprattutto delle ragazze», dice al Papa suor Jaisha Joseph della Congregazione delle Figlie delle Presentazione di Maria Santissima al Tempio, una delle sei presenti a Vanimo. «Siamo anche impegnate nell’istruzione generale, nell’assistenza sanitaria, nella pastorale carceraria, nella carità verso i poveri e i bisognosi, nella formazione e nella pastorale vocazionale a livello congregazionale e diocesano e nelle visite occasionali alle parrocchie rurali», aggiunge, auspicando che la visita di Francesco «tocchi e accenda i cuori di tutti noi, specialmente dei giovani».

«Qui a Vanimo, troviamo gioia e soddisfazione nel collaborare all’opera di Dio come suoi strumenti di pace e amore», ribadisce suor Jaisha in un passaggio che sarà citato da «Strumenti», come Steven Abala, catechista presso la parrocchia di Sant’Agostino a Maka, sempre nella diocesi di Vanimo. «Serviamo comunità in aree remote, prepariamo le persone a ricevere i sacramenti e le assistiamo nei servizi di preghiera domenicali, spesso aspettando per settimane o addirittura mesi che un sacerdote possa visitarci», afferma testimoniando al Papa il lavoro «bello», ma «che richiede anche molto sacrificio». I quindici catechisti missionari di Vanimo, racconta Steven, «lasciano le proprie case per servire i cattolici in villaggi dove non ci sono catechisti. Dobbiamo affrontare molte sfide, tra cui le tasse scolastiche dei nostri figli, la necessità di un alloggio per le nostre famiglie, l’accesso all’assistenza sanitaria e all’istruzione e i trasporti». A causa di queste e altre difficoltà, molti catechisti hanno lasciato il lavoro missionario, spiega a Francesco, cui chiede benedizioni e preghiere per perseverare nella fede.

Maria e David Kulo sono invece una coppia di sposi e con la loro testimonianza vogliono ispirare «molte giovani coppie in Papua Nuova Guinea e in tutto il mondo a ricevere il sacramento del matrimonio». Esso «aiuta i coniugi a condividere i pesi e le responsabilità reciproche e porta gioia, amore e pace per vivere un matrimonio felice» dice Maria. «Attraverso il sacramento — ribadisce David — ho capito che marito e moglie sono uniti l’uno all’altro e a Dio. Condividiamo il tempo delle responsabilità e il tempo libero. Comprendiamo l’importanza di una buona comunicazione nel nostro matrimonio, che è una delle abilità fondamentali per superare le difficoltà. Ci permette di trovare il tempo per l’altro, di apprezzarci a vicenda e di imparare a chiedere scusa e a ringraziare per le piccole cose che facciamo». (Michele Raviart)