Nell’arte il “rifugio” che libera il mondo ferito da violenza, egoismo e discriminazione
Ammirato dalla «incantevole bellezza» di Venezia, ma al contempo preoccupato «per le tante problematiche che la minacciano» — dai cambiamenti climatici alle «fragilità» delle costruzioni, dei beni culturali e delle persone — Papa Francesco ha richiamato la vocazione della città lagunare a essere segno di fraternità e di cura della Casa comune. Un implicito riferimento alle encicliche sociali Fratelli tutti e Laudato si’ il suo, che è riecheggiato domenica mattina nel suggestivo scenario di piazza San Marco gremita di fedeli — oltre diecimila — durante la messa con cui il Pontefice ha concluso la visita pastorale di cinque ore nel capoluogo del Veneto.
Un viaggio in quattro tappe, iniziato nel carcere femminile della Giudecca, dove rivolgendosi alle detenute ha pronunciato il primo discorso, incentrato sulla funzione redentiva della reclusione che non deve togliere la dignità ma offrire nuove possibilità. Sempre nel penitenziario, nella cappella dedicata alla Maddalena, il vescovo di Roma ha poi incontrato gli artisti partecipanti all’esposizione presso il Padiglione della Santa Sede alla Biennale d’Arte, primo Papa a visitare questa realtà. Nella circostanza ha spiegato che proprio nell’arte è possibile trovare un “rifugio” capace di liberare il mondo ferito da egoismi e discriminazioni.
Lasciata l’isola della Giudecca, Francesco si è poi diretto in motovedetta alla basilica di Santa Maria della Salute per un festoso appuntamento coi giovani del Patriarcato e delle altre diocesi del Triveneto, esortandoli a essere «rivoluzionari della gratuità». Infine la messa in San Marco conclusa con la recita del Regina Caeli, quando ancora una volta ha lanciato appelli per Haiti, la martoriata Ucraina, Palestina e Israele, per i Rohingya e le altre «tante popolazioni che soffrono a causa di guerre e violenze».
L’incontro con le detenute della Giudecca
Quelle donne emarginate che cercano di sentirsi utili
Con gli artisti nella chiesa della Maddalena
Lettere dal carcere
di Fabrizio Peloni
Con i giovani davanti alla basilica della Salute