· Città del Vaticano ·

L’incontro con i giovani e la messa in piazza San Marco

«Terra che fa fratelli»

 «Terra  che fa fratelli»  QUO-097
29 aprile 2024

«Venezia, terra che fa fratelli»: con un’aggiunta all’omelia della messa celebrata in piazza San Marco, Papa Francesco ha condensato in una straordinaria immagine il significato della sua visita pastorale nella «città da sempre luogo di incontro e di scambio culturale, chiamata a essere segno di bellezza accessibile a tutti, a partire dagli ultimi, segno di fraternità e di cura per la casa comune».

Nelle cinque intense ore trascorse dal Pontefice in terra veneziana, quelle finali sono state dedicate all’incontro con la Chiesa locale: quella della diocesi lagunare, innanzitutto, ma anche quelle della regione del Triveneto. Dapprima con la festa chiassosa — come l’ha definita il patriarca Moraglia — svoltasi nel piazzale antistante la basilica di Santa Maria della Salute, durante la quale Francesco è stato “sommerso” dall’entusiasmo travolgente di circa 1.500 giovani, poi con la messa nella piazza simbolo di Venezia.

Lasciato il carcere, dopo aver percorso il Canale della Giudecca a bordo di una motovedetta, il Pontefice è giunto alla Salute intorno alle 9.25, accolto da cori da stadio. Mentre a bordo di un veicolo elettrico passava tra i corridoi per salutare tutti, alcuni si sono protesi così tanto verso di lui da riuscire a “battergli il cinque”.

Sceso dalla vettura, prima di salire sul palco preparato per l’occasione, ha salutato don Enzo Piasentin, il padre spirituale del seminario del Patriarcato che ha sede proprio nel complesso della Salute.

Nel terzo appuntamento del viaggio a Venezia, il Pontefice ha esortato i ragazzi più e più volte ad alzarsi e andare, a non isolarsi e a perseverare nella costanza. Quindi ha ricevuto il breve saluto del responsabile della pastorale giovanile del patriarcato, don Riccardo Redigolo. Il sacerdote ha ricordato la devozione dei ragazzi veneziani per la Madonna della Salute, menzionando l’annuale pellegrinaggio del 20 novembre; e ha donato al Papa una forcola in legno, l’oggetto di congiunzione tra il remo e la gondola, senza il quale non si potrebbe navigare.

Successivamente il vescovo di Roma, accompagnato da una delegazione di giovani delle quindici diocesi del Triveneto, sempre a bordo della vettura elettrica in compagnia del patriarca di Venezia, ha attraversato il ponte galleggiante, allestito su delle zattere per collegare la basilica della Salute alla riva San Marco. Suggestivo il percorso compiuto da Papa Francesco, circondato da centinaia di persone che sul Canal Grande — a bordo di imbarcazioni addobbate con palloncini bianchi e gialli, i colori vaticani — assistevano alla traversata e lo acclamavano. Alcuni gondolieri in abiti tradizionali salutavano presentando il rinomato “Alza remi”, elevando in verticale l’asta lignea usata per muovere le imbarcazioni.

Nel passaggio del ponte, il successore di Pietro sembrava quasi sospinto dagli stessi giovani che alle sue spalle, come a mettere in pratica l’appello ricevuto poco prima, erano animati da un’energia incredibile. Continuavano a cantare sorridenti insieme allo stesso don Redigolo — «Uno di noi, Francesco uno di noi», «Per il Papa batti le mani» e «Questa è la gioventù del Papa» — le hit.

Francesco ha quindi attraversato la piazza a bordo di una vettura elettrica per salutare le migliaia di fedeli — oltre diecimila — benedicendo alcuni neonati.

Sull’altare, allestito nel lato più stretto di piazza san Marco, quello opposto alla basilica, era stata esposta l’icona della Madonna della Salute. E sulla sinistra un grande pannello riportava il versetto del tralcio e della vite (tratto dal Vangelo di Giovanni) scelto come motto della visita — «Rimanere nell’amore di Cristo» — e da cui il Pontefice ha preso spunto per l’omelia, ricordando la diretta proporzionalità tra l’incantevole bellezza di Venezia e la preoccupazione verso le tante problematiche che la minacciano.

Con Francesco hanno concelebrato il cardinale de Mendonça, il patriarca Moraglia e sedici tra vescovi e arcivescovi del Triveneto e del Dicastero per la cultura e l’educazione, più alcuni sacerdoti del Patriarcato.

Terminata la messa — diretta dall’arcivescovo maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie Diego Giovanni Ravelli, coadiuvato dai cerimonieri, e per il patriarcato da don Morris Pasian, della segreteria particolare del patriarca, e allietata dai canti del coro della cappella Marciana della basilica di San Marco e dal coro del Patriarcato — dopo le parole di ringraziamento del patriarca Moraglia, il Pontefice ha guidato la recita del Regina Caeli. Successivamente, intorno alle 12.20, ha percorso nuovamente il corridoio centrale di piazza San Marco tra ali di fedeli festanti. Quindi è entrato in forma privata nella “basilica d’oro”. Ad accoglierlo un gruppo di sanmarchini, custodi della cattedrale. Spinto sulla carrozzina il Pontefice si è diretto verso l’altare maggiore per venerare le reliquie del Santo evangelista, custodite in un sarcofago marmoreo.

Dopo un momento solitario si è avvicinato alla sinistra del Papa anche il patriarca Moraglia. Quindi verso l’uscita il Pontefice è stato salutato dai vigili del fuoco che prestano servizio nella basilica. È stato un intenso momento di raccoglimento, prova del forte legame tra la sede di Marco, dove sono nati ben cinque Papi, e quella di Pietro. Degli ultimi sei Pontefici, infatti, quattro — Paolo vi, Giovanni Paolo ii, Benedetto xvi e Francesco — hanno visitato la città lagunare e gli altri due — Giovanni xxiii e Giovanni Paolo i — sono entrati in conclave da patriarchi di Venezia, così come Pio x proprio all’inizio del secolo scorso. Papa Sarto, da patriarca, nel settembre del 1900 rimase per tre giorni nel carcere della Giudecca per confessare tutti i detenuti e celebrare poi la messa. Benedetto xvi aveva visitato la città lagunare nel maggio 2011 e Giovanni Paolo ii nel 1985, per ricordare la figura di Pio x nel 150° anniversario della nascita, recandosi anch’egli al carcere femminile. In particolare è la visita di Paolo vi, il 16 settembre 1972, a rimanere indelebile nella memoria per il simbolico gesto — avvenuto sulle passerelle di piazza San Marco — di togliersi la stola per porla sulle spalle del cardinale patriarca Albino Luciani, il futuro Giovanni Paolo i .

All’uscita da San Marco Papa Bergoglio ha ringraziato alcuni dei volontari del Patriarcato adoperatisi nel fitto programma di appuntamenti e tre suore carmelitane.

A bordo di una vettura elettrica il Pontefice ha quindi lasciato la piazza per raggiungere il molo San Marco Giardinetti. Qui, salito sulla motovedetta, ha fatto ritorno alla Giudecca, dove, sempre presso il piazzale interno della Casa circondariale, si è congedato dalle autorità civili e militari, ed è salito a bordo dell’elicottero che alle 13 è deollato alla volta del Vaticano.

Questo pellegrinaggio nella sede dell’evangelista Marco, per il successore di Pietro ha costituito la prima di tre tappe che, nel breve volgere di alcune settimane, compirà nel Triveneto. Le successive saranno a Verona il 18 maggio e a Trieste il 7 luglio per la chiusura della 50a Settimana sociale dei cattolici in Italia.

dal nostro inviato
Fabrizio Peloni