· Città del Vaticano ·

Celebrate alla presenza di Papa Francesco le esequie del cardinale salesiano Angelo Amato

Ha unito genuina spiritualità e salda preparazione teologica

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02 gennaio 2025

All’altare della Cattedra della basilica Vaticana sono state celebrate nel primo pomeriggio di oggi, giovedì 2 gennaio, le esequie del cardinale salesiano Angelo Amato, prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, morto il 31 dicembre a Roma. Al termine Papa Francesco ha presieduto il rito dell’«Ultima commendatio» e della «Valedictio». La messa è stata celebrata dal cardinale decano, di cui pubblichiamo l’omelia. Hanno concelebrato una cinquantina di ecclesiastici, tra cardinali, vescovi e sacerdoti. Tra i porporati i cardinali Parolin, segretario di Stato, e Arinze, che al momento della consacrazione sono saliti all’altare, e Bertone, anch’egli come Amato salesiano e suo predecessore nell’ufficio di segretario dell’allora Congregazione per la Dottrina della fede. Con i membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede erano i monsignori Campisi, assessore della Segreteria di Stato, Wachowski, sotto­segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali, Murphy, sotto-segretario per il Personale di ruolo diplomatico, e Fernández González, capo del Protocollo. Presenti, con rappresentanti dei Dicasteri in cui il compianto porporato ha svolto il proprio servizio, suoi famigliari e confratelli salesiani.

Raccolti in preghiera attorno all’altare del Signore, nella luce della fede e della speranza cristiana diamo l’ultimo saluto al cardinale Angelo Amato, che il Signore ha chiamato a Sé all’età di 86 anni.

In questo momento di dolore e di mestizia ci sono di conforto le parole che qualche istante fa abbiamo ascoltato nel Vangelo: «Questa è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6, 40).

Al termine del nostro pellegrinaggio terreno, quindi, ci attende il volto misericordioso di Dio. Chi crede in Cristo avrà la vita eterna nell’immensità dell’amore di Dio. Gesù non elimina la morte, ma con la sua risurrezione l’ha ha sconfitta. E con lui l’hanno sconfitta anche coloro che in lui credono e dalla sua pienezza attingono «grazia su grazia» (cfr. Gv 1, 16). Questa consapevolezza illumina e orienta l’esistenza di tutti i credenti. Questa certezza di essere con Cristo risuscitato ha illuminato il cammino terreno del cardinal Amato.

Egli era nato a Molfetta nel 1938 da una famiglia di costruttori navali. Dopo il terzo anno di studi presso l’Istituto Nautico di Bari, nonostante le prospettive di successo che la via intrapresa gli apriva, decise di abbandonare questa carriera e di entrare nell’aspirantato salesiano di Torre Annunziata. La figura di Don Bosco lo affascinava.

Nel 1956 emise la prima professione religiosa e nel 1962 la professione perpetua, ricevendo l’ordinazione sacerdotale l’anno seguente.

Dopo la laurea in teologia dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana, il cardinale Amato entrò in rapporto col Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, che lo aiutò ad ottenere dal Patriarcato di Costantinopoli una borsa di studio che gli permise di recarsi a Salonicco, dove, risiedendo nel convento dei Monaci ortodossi, frequentò i corsi di storia dei dogmi presso l’Università di Salonicco. Nello stesso tempo svolse una ricerca sul sacramento della penitenza nella teologia greco ortodossa dal xvi al xx secolo.

Ritornato a Roma, insegnò cristologia nella Facoltà Teologica della Pontificia Università Salesiana, della quale è stato decano per lunghi anni. Nel suo insegnamento congiungeva spesso la cristologia con la mariologia, sottolineando che Cristo ci è stato donato dalla Theotokos. Era molto devoto della Madonna e ne parlava volentieri.

Nel 1997 divenne anche Vice Rettore della medesima università, pur continuando nell’insegnamento.

Quando Papa Giovanni Paolo ii il 28 gennaio 1999 “rifondò” la Pontificia Accademia Teologica con la Lettera Apostolica Inter Munera Academiarum, l’allora Don Angelo Amato ne fu nominato Segretario. Con saggezza e dinamismo, si impegno a realizzare le indicazioni del Papa, così da fare dell’Accademia un vero “centro” di promozione degli studi teologici e di dialogo fra le discipline teologiche e filosofiche.

Nominato Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede nel dicembre del 2002, ricevette la consacrazione episcopale il 6 gennaio 2003 da Papa Giovanni Paolo ii in questa Basilica vaticana.

In tale occasione scelse come suo motto episcopale le parole “Sufficit gratia mea” , al quale cercò di essere fedele nel suo operare e in particolare negli ultimi tempi del suo cammino terreno, segnati dalla sofferenza, abbandonandosi completamente alla Provvidenza Divina.

Nel luglio del 2008, Papa Benedetto, che lo aveva molto apprezzato come suo collaboratore, lo nominò Prefetto della Congregazione delle cause dei Santi e nel Concistoro del 2010 lo creò Cardinale.

Carattere aperto al dialogo, accogliente e con visione positiva delle situazioni, il Card. Amato si distingueva per la grande preparazione teologica e la saldezza di dottrina, di cui danno testimonianza anche le sue numerose pubblicazioni.

Ricco di fede e di umanità, era generoso nell’accettare di svolgere conferenze, di presiedere incontri culturali e di predicare nelle celebrazioni liturgiche.

La sua personalità, fatta di genuina spiritualità, appresa alla scuola di Don Bosco, e di finezza di tratto, suscitava stima e simpatia, per cui era molto apprezzato da tutti. La sua dote principale però fu quella di essere un uomo di fede.

La prima lettura della Messa ci ha detto quale è il destino riservato ai giusti, assicurandoci che «Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio»... sono in una pace senza turbamenti. La loro speranza è «piena di immortalità» (Sap 3, 1-2).

Sono parole che ci aiutano ad alzare lo sguardo oltre le frontiere della morte. L’anima del caro cardinale Amato è ora «nelle mani di Dio» e si trova «nella pace»; la sua speranza «è piena di immortalità».

Per il credente la morte è un passaggio da un’esistenza di dolore e di prove alla vita piena e duratura della felicità di Dio.

In questa prospettiva di fede, nella quale la vita e la morte del cristiano acquistano senso e prospettiva definitiva nel progetto misericordioso di Dio, Amore infinito, non ci può essere posto che per la speranza.

San Paolo ci avverte di non comportarci come coloro che non hanno speranza. E sant’Agostino ci dice che «basati su una promessa veritiera, noi speriamo che da questa vita, dalla quale dovremo emigrare, e dalla quale, senza perderli, mandiamo avanti a noi alcuni compagni nel nostro pellegrinare, arriveremo a quella vita, dove essi ci saranno tanto più cari, quanto meglio li conosceremo e potremo amarli senza timore che abbiano a lasciarci» (Epistola 92, 1: pl 33, 318).

Ringraziamo il Signore per il bene che il card. Amato ha seminato.

Lo accompagniamo con affetto fraterno, affidandolo alla paterna bontà di Dio. La nostra preghiera valga a purificarne l’anima da ogni residuo di umana fragilità ed a renderla degna dell’infinita felicità del Cielo.

Il Signore, nella sua misericordia, lo accolga e gli dia il premio meritato con la lunga vita vissuta nell’insegnamento della teologia, nel servizio della Chiesa e nell’impegno per il bene delle anime.

di Giovanni Battista Re

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