Aprire gli occhi
«Per favore, non dimentichiamoci dei poveri»: nell’ viii Giornata mondiale dei poveri, celebrata ieri, Papa Francesco si è fatto ancora una volta portavoce delle persone indigenti, del loro dolore e infelicità. E nella messa presieduta in San Pietro, ha richiamato l’importanza della speranza cristiana, esortando a non girarsi dall’altra parte, ma ad «esercitare la stessa compassione di Cristo» per migliorare la realtà circostante attraverso «la ricerca tenace della giustizia» e «la condivisione dei nostri beni» con gli “scartati” dalla società. «La fede cristiana deve generare in noi “una mistica dagli occhi aperti” — ha spiegato — non una spiritualità che fugge dal mondo ma, al contrario, una fede che apre gli occhi sulle sofferenze del mondo». Come gesto simbolico di vicinanza — quasi una carezza — prima della celebrazione il Papa ha benedetto 13 chiavi, una per ogni Paese in cui la Congregazione della missione costruirà nuove case per persone disagiate. L’invito a non dimenticare che «i poveri non possono aspettare» è risuonato anche al termine dell’Angelus, recitato dal Santo Padre dalla finestra dello Studio privato del Palazzo apostolico. Forte anche il suo monito contro la guerra che «rende disumani», unito a un nuovo appello per la pace in Ucraina, Palestina, Israele, Libano, Myanmar e Sudan.
A fine mattinata, il Vescovo di Roma si è recato in Aula Paolo vi per un pranzo condiviso con 1.300 poveri, organizzato dal Dicastero per il servizio della carità e offerto dalla Croce rossa italiana.
Il pranzo di Francesco con 1.300 indigenti
di Isabella Piro
Le scarpe del Pontefice per il senzatetto