Seduti fianco a fianco
«Preghiamo il Signore perché ci benedica a tutti noi e benedica il pasto che adesso prendiamo. Il Signore benedica tutti voi e tutti noi: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Buon pranzo e coraggio, avanti!». Con queste parole, Papa Francesco ha introdotto, nella tarda mattinata di ieri, domenica 17 novembre, il pranzo condiviso con 1.300 poveri, in occasione della Giornata mondiale loro dedicata. Organizzato in Aula Paolo vi dal Dicastero per il servizio della carità, è stato offerto quest’anno dalla Croce rossa italiana (Cri) e allietato dalla loro Fanfara nazionale.
Palpabile l’emozione dei presenti che hanno accolto l’arrivo del Papa con un affettuoso applauso. Alcuni di loro si sono seduti accanto a lui lungo un tavolo rettangolare posizionato al centro dell’Aula; altri si sono disposti in tanti tavoli rotondi, decorati con semplici composizioni di frutta e fiori bianchi e gialli, i colori vaticani. Circa 340 tra volontari e volontarie della Cri hanno servito il pasto, prestando particolare attenzione alle tante mamme che avevano in braccio i figli, benedetti amorevolmente dal Santo Padre, il quale ha donato loro delle caramelle. Molti, tra i presenti, hanno voluto scattare una fotografia del momento, per serbare un ricordo anche tangibile della giornata.
Al termine del pranzo, il Vescovo di Roma ha ringraziato i partecipanti per la compagnia e in particolare i volontari della Cri per il loro contributo. Infine, a ogni presente è stato distribuito uno zaino offerto dalla Congregazione della missione (i cui membri sono noti anche come lazzaristi o vincenziani), contenente viveri e prodotti per l’igiene personale.
Giunta quest’anno all’ viii edizione e incentrata sul tema «La preghiera del povero sale fino a Dio» (Sir 21, 5), la Giornata mondiale dei poveri, che si celebra nella xxxiii domenica del Tempo ordinario, penultima dell’anno liturgico, è iniziata con la messa presieduta da Papa Francesco nella basilica Vaticana.
Prima della celebrazione il Pontefice nella basilica ha benedetto simbolicamente tredici chiavi, in rappresentanza di tredici Paesi in cui la Famvin Homeless Alliance (Fha) della Famiglia vincenziana costruirà nuove abitazioni per persone disagiate, seguendo il progetto “Tredici case” pensato per il Giubileo 2025.
Scolpite dall’artista cattolico canadese Timothy Schmalz — autore anche della scultura Angels Unawares, dedicata ai migranti e ai rifugiati e installata in piazza San Pietro nel 2019 —, le chiavi sono state realizzate in bronzo e hanno una lunghezza di 30 centimetri.
I Paesi destinatari del progetto “Tredici case” sono Australia, Brasile, Cambogia, Repubblica Centrafricana, Cile, Costa Rica, Italia, Senegal, Tanzania, Tonga, Regno Unito, Ucraina e infine la Siria. Nel Paese stremato da anni di guerra le nuove abitazioni saranno finanziate direttamente dalla Santa Sede come gesto di carità per l’imminente Anno santo. Il gesto è stato reso possibile grazie a una donazione di UnipolSai che ha voluto contribuire a questo segno di speranza per una terra martoriata a causa del conflitto.
Avviato sin dal 2018, il progetto abitativo della Famiglia vincenziana ha portato aiuto finora ad oltre 10.000 persone in 70 Paesi del mondo. Durante l’Anno giubilare, ha spiegato padre Tomaž Mavrič, superiore generale della congregazione della missione e presidente del consiglio esecutivo della Famiglia vincenziana, l’obiettivo è coinvolgere ancora più comunità in tutto il mondo, attraverso «un viaggio di speranza che riafferma il nostro impegno a porre fine al fenomeno dei senzatetto» camminando «fianco a fianco con chi è nel bisogno, testimoni di un futuro radicato nella speranza e nell’impegno condiviso».
«La benedizione delle chiavi da parte di Papa Francesco — ha aggiunto Mark McGreevy — coordinatore della Fha e presidente di Depaul International — è una tappa fondamentale nella nostra missione di raggiungere i più vulnerabili e diffondere il messaggio di speranza e carità che la Chiesa promuove».
Quindi, con i riti di introduzione aperti dalla processione, ha avuto inizio la santa messa e, indossati i paramenti liturgici, il Papa ha preso posto alla sua sede, davanti al pilone di San Longino.
All’altare della Confessione, al celebrante principale, l’arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione, si sono uniti al momento della consacrazione il cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere di Sua Santità, e il vescovo Franz-Peter Tebartz-van Elst, delegato per la catechesi del Dicastero per l’evangelizzazione.
Tra i cardinali, vescovi e sacerdoti concelebranti, era presente il sostituto della Segreteria di Stato, arcivescovo Edgar Peña Parra.
Animata dal coro della Cappella Sistina diretto dal maestro Marcos Pavan, la celebrazione è stata aperta dal canto M’invocherete e io vi esaudirò. La prima lettura, in lingua inglese, è stata tratta dal Libro del profeta Daniele (12, 1-3), la seconda, in spagnolo, ha riguardato un passo della Lettera agli Ebrei (10, 11-14.18) ed è stata preceduta dal Salmo 15, Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio. Il Vangelo proclamato dal diacono è stato quello di Marco (13, 24-32), ovvero il passo «Il Figlio dell’uomo radunerà i suoi eletti dai quattro venti».
All’omelia del Santo Padre e alla professione di fede, sono seguite le intenzioni dei fedeli in francese, tedesco, coreano, portoghese e cinese. In particolare, si è pregato per quanti vivono nell’indigenza — affinché il Signore doni loro «la consolazione della sua amicizia e della presenza di fratelli attenti e generosi» — e per i governanti perché «liberi da interessi personali, promuovano la dignità e il bene di ogni persona».
I canti Gustate e vedete e Tu, fonte viva hanno accompagnato la distribuzione della comunione; poi durante i riti di conclusione, introdotti dalla benedizione impartita dal Pontefice, è stata intonata l’antifona mariana Mira il tuo popolo.
Al termine della celebrazione, Papa Francesco ha salutato i numerosi fedeli presenti, assiepati ai lati della navata della basilica vaticana. Tante anche le persone che hanno seguito la messa attraverso i maxi-schermi allestiti in piazza San Pietro. A mezzogiorno, come di consueto, il Papa si è affacciato dalla finestra del suo studio privato del Palazzo apostolico vaticano per guidare la preghiera mariana dell’Angelus. Al termine, si è recato in Aula Paolo vi per il pranzo condiviso con gli indigenti.
di Isabella Piro