Solo Lui ci può liberare dall’inimicizia dall’odio
All’Angelus l’accorata preghiera anche per la martoriata Ucraina e per Gaza
Lo sguardo fisso sul crocifisso collocato al lato dell’altare. Nella Domenica delle palme, al termine della proclamazione della Passione del Signore secondo Marco, Papa Francesco non pronuncia l’omelia, ma “chiede” un momento di silenzio e preghiera prima della ripresa della messa della solennità. E in quel momento “senza parole” guarda a Cristo sulla croce per affidargli le ansie e le paure dell’umanità, sempre più sofferente a causa di conflitti e attentati terroristici. Lo confermano, poco più tardi, le parole pronunciate prima dell’Angelus, con cui si è conclusa la celebrazione: «Gesù è entrato in Gerusalemme come Re umile e pacifico: apriamo a Lui i nostri cuori», ha detto il Pontefice. Perché «solo Lui ci può liberare dall’inimicizia, dall’odio, dalla violenza». Ecco allora l’invito ai sessantamila fedeli presenti in piazza San Pietro e a quanti lo seguivano attraverso i media a pregare «per tutti i fratelli e le sorelle che soffrono a causa della guerra»: nella «martoriata Ucraina, dove tantissima gente si trova senza elettricità a causa degli intensi attacchi contro le infrastrutture che, oltre a causare morti e sofferenze, comportano il rischio di una catastrofe umanitaria di ancora più ampie dimensioni»; e «a Gaza, che soffre tanto, e a tanti altri luoghi di guerra»; senza dimenticare «le vittime del vile attentato terroristico compiuto l’altra sera a Mosca».