
«La cura del creato rappresenta una vera e propria vocazione per ogni essere umano, un impegno da svolgere all’interno del creato stesso, senza mai dimenticare che siamo creature tra le creature e non creatori». Così Leone XIV ha spiegato l’importanza del Borgo Laudato si’, inaugurandolo ieri pomeriggio a Castel Gandolfo e definendolo «una sintesi di straordinaria bellezza, dove spiritualità, natura, storia, arte, lavoro e tecnologia intendono coabitare in armonia».
Il Pontefice è tornato nuovamente nella cittadina laziale sul Lago di Albano dove aveva trascorso giorni due periodi di riposo estivo a luglio e ad agosto, per avviare ufficialmente le attività della realtà voluta dal predecessore Francesco come realizzazione concreta degli ideali espressi nell’Enciclica sulla Cura della casa comune, di cui ricorre il decimo anniversario.
«Luogo di vicinanza e prossimità conviviale» il borgo inaugurato da Papa Prevost «è un seme di speranza» che Bergoglio «ci ha lasciato come eredità», ha spiegato il successore durante la liturgia della Parola con il rito della benedizione presieduta nella grande serra destinata alle attività formative rivolte a studenti, professionisti e comunità vulnerabili.
All’omelia, commentando il brano del Vangelo di Matteo in cui Gesù esorta i discepoli a cercare «anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia», il Pontefice ha ricordato come frequentemente «il Maestro di Nazaret faccia riferimento alla natura nei suoi insegnamenti. Flora e fauna sono spesso protagoniste nelle sue parabole», perché «ogni creatura ha un ruolo importante e specifico» nel progetto del Signore.
Quindi, il richiamo al fatto che l’essere umano è «la creatura più bella, fatta a immagine e somiglianza di Dio». Un privilegio da associare, però — ha concluso il Papa — alla grande responsabilità di «custodire tutte le altre creature, nel rispetto del disegno del Creatore».