· Città del Vaticano ·

L’incontro annuale in Vaticano delle aggregazioni ecclesiali
La messa presieduta dal cardinale Parolin nella basilica di San Pietro

Testimoni di unità e amore

 Testimoni  di unità e amore  QUO-129
05 giugno 2025

di Lorena Leonardi

L’amore e l’unità — ai quali Leone XIV ha chiamato la Chiesa nella messa per l’inizio del ministero petrino — si intrecciano nel cammino indicato dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin stamani, 5 giugno, ai rappresentanti delle aggregazioni ecclesiali giunti in Vaticano in occasione del loro Incontro annuale.

All’appuntamento — che ha luogo alla vigilia del Giubileo dei movimenti, delle associazioni e delle nuove comunità e quest’anno ha come tema «La speranza vissuta e annunciata. Il dono del Giubileo per le aggregazioni ecclesiali» — stanno partecipando circa 250 esponenti delle 115 aggregazioni riconosciute dal Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, promotore dell’iniziativa che, apertasi ieri, termina oggi pomeriggio.

Moderatori e rappresentanti delle aggregazioni ecclesiali si sono ritrovati stamane all’altare della Cattedra della basilica di San Pietro dove il cardinale Parolin ha presieduto l’Eucaristia concelebrata dal cardinale Kevin Farrell e dal vescovo Dario Gervasi, rispettivamente prefetto e segretario aggiunto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita.

Riflettendo sulla preghiera sacerdotale di Gesù ascoltata poco prima nel Vangelo, all’omelia il cardinale Parolin ha rimarcato come «unità e amore» siano le due «realtà distintive di ogni comunità cristiana»: «segni rivelativi» e «segni missionari», entrambi parlano di Dio e «attraggono verso Dio».

Così come ha fatto Gesù, il cui «modo di essere e di vivere» rimandava «oltre», altrimenti sarebbe apparso come un semplice uomo; invece faceva intuire «qualcosa di più grande, al di là dell’umano; qualcosa di bello, di affascinante, di cui in qualche modo si voleva essere partecipi». Ecco che lo stesso avviene nella Chiesa. Se non si vive quella medesima «unità» esistente fra il Padre e il Figlio, allora — ha ammonito il segretario di Stato — «la comunità cristiana si limita a essere solo un gruppo di amici come tanti».

Quando l’insieme «non parla di Dio», tutto ciò che di buono la comunità compie per gli altri, ha proseguito Parolin, «si riduce a beneficenza, a volontarismo etico e sforzo umano di solidarietà», ma non fa intravedere la «carità divina frutto dello Spirito Santo riversato nei nostri cuori».

Così, se l’armonia tra le persone suscita attrattiva, l’unità e l’amore nella Chiesa diventano segni rivelativi e missionari solo conservando la loro «origine divina».

Le relazioni umane, infatti, «sono molto labili»: basta poco e l’unità si spezza nelle famiglie, come negli ambienti di lavoro, fra amici, per non parlare, ha sottolineato il cardinale, «dei contesti più ampi della società civile, della politica, dei rapporti fra gli Stati. Sembra quasi impossibile conservare l’unità e ancor meno l’amore».

Dal momento che a prevalere ovunque sono «risentimenti, conflittualità, divisioni e rancori», laddove appaiono un’unità duratura e un amore autentico, «lì si desta la meraviglia e il cuore delle persone viene interrogato».

Tale tipo di unità e di amore che — ha detto Parolin — «tutti voi avete sperimentato nelle vostre associazioni, movimenti e comunità», è un dono «da custodire e da alimentare» tornando a Cristo, avvicinandosi e riconnettendosi con Lui, origine stessa del dono, magari proprio in occasione dell’anno giubilare in corso.

Dal segretario di Stato un cenno alla prima lettura e all’invito rivolto a san Paolo a testimoniare non solo a Gerusalemme ma anche a Roma: «Anche le vostre future missioni sono necessarie», ha evidenziato Parolin rivolgendosi ai presenti, e non devono «fermarsi a Gerusalemme» ma «raggiungere Roma», cioè arrivare «al cuore del mondo moderno, nei nuovi centri della vita sociale, nei nuovi ambienti della comunicazione, alle nuove generazioni».

Infine, nel giorno in cui la Chiesa ricorda san Bonifacio, grande evangelizzatore e instancabile missionario, il porporato ne ha invocato l’intercessione per essere nelle aggregazioni ecclesiali «gioiosi annunciatori del Vangelo per portare Cristo, nostra speranza, agli uomini che attendono la sua luce».


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