
«È il Risorto, presente in mezzo a noi, che protegge e guida la Chiesa e che continua a ravvivarla nella speranza»; quella «di chiunque cerchi con animo sincero la verità, la giustizia, la pace e la fraternità»: lo ha ricordato Leone XIV nell’udienza al Collegio cardinalizio, svoltasi stamani nell’Aula nuova del Sinodo.
Al centro del discorso — primo del pontificato dopo il saluto la sera dell’elezione e l’omelia di ieri nella messa in Cappella Sistina —, anche la gratitudine per il suo predecessore Francesco, del quale raccogliere la «preziosa eredità» per riprendere il cammino, e il richiamo alla difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro, sulla scia della Rerum novarum di Leone XIII, al quale Papa Prevost si è ispirato in particolare nella scelta del nome.
«Il Papa — ha rimarcato — a cominciare da San Pietro e fino a me, suo indegno Successore, è un umile servitore di Dio e dei fratelli, non altro che questo». Di qui, l’invito rivolto anche a tutti i porporati a farsi «fedeli ministri» del Signore e dei sui «disegni di salvezza», nonché «docili ascoltatori» della sua voce. «È questo l’incontro importante, da non perdere, e a cui educare e accompagnare tutto il santo Popolo di Dio che ci è affidato», ha aggiunto.
Apertasi con il saluto del cardinale decano, Giovanni Battista Re, e con la preghiera in latino del Pater noster e dell’Ave Maria, dopo il discorso di Leone XIV l’udienza, durata circa due ore, è proseguita con un momento riservato in cui sono stati espressi consigli, suggerimenti, proposte, «cose molto concrete — ha spiegato il Papa — di cui si è già parlato un po’ nei giorni prima del Conclave».
Leggi anche: