Sinodo dei vescovi
Un appello urgente

«Un appello urgente di pace per i popoli in guerra» perché «tutti possiamo essere artigiani di pace — cristiani, ebrei, musulmani — condannando tutti i fondamentalismi»: gli echi delle tragedie dei tanti conflitti hanno fatto irruzione in Aula Paolo vi venerdì pomeriggio, durante la terza Congregazione generale del Sinodo, alla quale hanno preso parte in 333.
Particolarmente significative e anche applaudite — è stato reso noto nel briefing per i giornalisti nella Sala stampa della Santa Sede, iniziato alle 13.3o di oggi, sabato 5 ottobre, e introdotto dal vice direttore Cristiane Murray — sono state le testimonianze e le esperienze umane dirette dei padri sinodali riguardo alle tante aree dove si sta combattendo.
È stato detto, in particolare, durante i lavori di ieri pomeriggio: «Abbiamo bisogno di passi concreti per porre fine alle guerre e alle migrazioni forzate», riconoscendo che le forti parole «del Papa sulla pace non sono sempre comprese».
La questione della pace sta segnando, dunque, profondamente i lavori sinodali. «Dobbiamo avere il coraggio di chiamare le cose con il loro nome» è stato affermato negli interventi in Aula. «Oggi la causa della sofferenza globale spesso non viene menzionata: il traffico di armi. Quando si lanciano missili, alcuni si arricchiscono. Dobbiamo denunciare le cause principali di tutti i mali: dobbiamo nominare coloro che traggono vantaggio dalle guerre. A volte, oltre alla preghiera, è necessaria la denuncia».
A proposito di preghiera per la pace — ha ricordato, durante il briefing, Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione e presidente della Commissione per l’informazione — «i membri del Sinodo sono stati invitati a partecipare al rosario domani pomeriggio a Santa Maria Maggiore. Questa preghiera è aperta a tutti i fedeli». Ruffini ha rilanciato anche la proposta della Giornata di preghiera e digiuno, indetta da Francesco per lunedì 7: «Per i membri del Sinodo sarà una normale giornata di lavoro, ma nel contesto della preghiera e del digiuno».
Il prefetto ha inoltre riferito che stamani in apertura dei lavori in Aula (oltre 340 i presenti), dopo la preghiera, il cardinale segretario generale Mario Grech ha fatto un annuncio sinodale rilevante riguardo all’esigenza — espressa dall’assemblea e dai circoli minori — di «entrare in dialogo con i 10 gruppi di lavoro istituiti dal Santo Padre». Tale esigenza è stata accolta, «ascoltata» ha detto il porporato: la proposta della Segreteria generale è stata sottoposta al voto dell’assemblea e approvata con larga maggioranza (265 sì e 74 no).
Concretamente, ha spiegato Ruffini, «venerdì 18 ottobre i coordinatori e altri membri dei 10 gruppi ascolteranno i membri dell’assemblea che vogliono interloquire. Sarà possibile anche consegnare contributi scritti alla Segreteria». Di questa modalità Papa Francesco è stato informato, ha affermato Ruffini.
Sempre questa mattina si è conclusa la fase di conversazione sul primo modulo: «I fondamenti del cammino sinodale». I relatori dei gruppi linguistici, ha fatto presente il prefetto, «sono stati incaricati di raccogliere i frutti del lavoro nei circoli minori», in pratica di discernere i punti forza e le questioni da approfondire. Suggerendo “cosa” e “come”. «Si è elaborato un documento che è stato consegnato poco fa alla Segreteria del Sinodo» ha detto Ruffini.
Il pomeriggio di ieri, venerdì 4 ottobre, con 333 membri presenti in Aula, è stato invece dedicato alla conversazione nello Spirito. Questi sono stati, ha riferito Ruffini, i temi proposti: «Come sviluppare i fondamenti della sinodalità per sottolineare l’indispensabile riconoscimento e il rispetto delle persone che si trovano in condizioni di particolare povertà e sofferenza? Che cosa dice la “sinodalità” rispetto al modo abituale di intendere la vita e la missione della Chiesa?».
Negli interventi liberi sui fondamenti dell’Instrumentum laboris, è stata evidenziata la necessità di legare la sinodalità all’ascolto dei poveri e degli emarginati, all’impegno contro ogni forma di povertà e di sofferenza. Ed è stato suggerito di usare nel documento finale un linguaggio semplice per comunicare efficacemente con il popolo di Dio. Si è sottolineata, poi, la necessità di includere le voci dei giovani e delle comunità locali, per garantire che la Chiesa rimanga attenta ai segni dei tempi. «Pace, giustizia e cura per il creato sono emersi come una priorità» ha concluso Ruffini, indicando nella preghiera e nella liturgia temi a cuore dei membri del Sinodo.
Quindi è intervenuta Sheila Pires, segretario della Commissione per l’informazione, riferendo come in molti abbiano richiamato l’impegno di «ascoltare il grido dei poveri», «soggetti e non destinatari della sinodalità». Del resto, è stato detto in Aula, «la storia della salvezza ci insegna che, spesso, la strada ci viene indicata dagli ultimi, dagli improbabili»
Nell’Istrumentum laboris, è stato rilevato, la parola “carità” compare solo due volte: «Ma questo non è un bene perché la carità e la misericordia sono al centro dell’esistenza di tutti i cristiani». Inoltre «sinodalità significa che tutti si sentono a casa, evitando forme di discriminazione e ascoltando coloro che non sono ascoltati».
Nella sessione pomeridiana di ieri «ci sono stati, ancora una volta, interventi sul ruolo delle donne» ha fatto presente Pires. «Non deve più accadere — è stato detto — che le donne che vogliono servire la Chiesa, che aiutano tanto la Chiesa e la società, si trovino in posizioni emarginate. Dobbiamo rispettare il comandamento di accogliere tutte le persone, comprese le donne che vogliono essere ordinate sacerdote e le persone lgbtq+. Ma anche trovare per loro risposte basate sul Vangelo e sulla Bibbia».
Centrale la questione dei giovani, soprattutto «cosa li attrae e cosa li fa scappare dalla Chiesa?». Tra le risposte c’è stata la constatazione che i giovani cercano «il radicalismo evangelico: dobbiamo rimettere Gesù al centro». Perché «i giovani sono il soggetto, non l’oggetto dell’evangelizzazione: facciamoli respirare e respiriamo con loro». Ma, è stato riconosciuto, «a volte non sappiamo quale ruolo affidare loro».
Negli interventi è stato anche notato — ha spiegato Pires — che «da molti anni parliamo di nuova evangelizzazione, ma non abbiamo ancora chiarito di cosa stiamo parlando. Oggi ci rivolgiamo a un piccolo gregge: in Europa le Chiese sono vuote. C’è una missione esterna ma anche una missione interna».
Un altro tema emerso ieri è l’ecumenismo. In particolare, «è stata applaudita l’affermazione che “la sinodalità apre le porte per discernere la presenza di Dio e dello Spirito Santo in altre Chiese e in altre espressioni religiose”».
Infine Pires ha condiviso alcuni passaggi significativi dei vari interventi: «La sinodalità è un modo per combattere il clericalismo»; «occorre prestare maggiore attenzione alle Chiese locali. Questo è il primo luogo in cui i battezzati sperimentano la sinodalità. Dobbiamo parlare dei sinodi diocesani, che non sono presenti nell’Instrumentum laboris»; «si potrebbe discutere a livello di Sinodo dei vescovi del ministero petrino, parlare del Papa e del suo ruolo in un mondo post-sinodale».
La testimonianza del vescovo maronita Khairallah