«Pure in altre situazioni di conflitto, in diverse parti del mondo, prevalga il desiderio della pace»
«Un popolo che ha sofferto» ma «gioioso» e «saggio», che «si esprime con dignità»: così Papa Francesco al suo arrivo oggi pomeriggio a Díli, capitale di Timor Leste, terza tappa del 45° viaggio internazionale del pontificato. Elogiando gli sforzi della giovane nazione — di antiche tradizioni ma di recente indipendenza — per una «purificazione della memoria, per guarire le ferite, combattere l’odio con la riconciliazione, lo scontro con la collaborazione», il vescovo di Roma invoca una “politica della mano tesa” per questo Paese asiatico, i cui abitanti per il 98% si professano cattolici — un unicum non solo nel continente, ma probabilmente nel mondo — e «pure in altre situazioni di conflitto, in diverse parti del mondo», affinché ovunque «prevalga il desiderio della pace».
Francesco parla alle autorità timoresi, alla società civile e al corpo diplomatico, come avviene di prassi all’arrivo in ogni Stato visitato, e tocca tutti i temi — riassunti nel motto della visita «La vostra fede sia la vostra cultura» — che approfondirà durante i successivi incontri fino a mercoledì prossimo, quando si dirigerà a Singapore per il tratto finale di questo pellegrinaggio. Tra tali argomenti la prevenzione di «ogni tipo di abuso» per «garantire una crescita serena ai ragazzi» che qui sono numerosissimi — il 65% degli abitanti ha meno di 30 anni —, le piaghe sociali come il consumo di alcool, una «gestione ottimale delle risorse naturali» e l’istruzione. E nel farlo chiede di cercare ispirazione nella Dottrina sociale della Chiesa e nel Documento sulla fratellanza umana che qui è stato adottato a livello nazionale nei programmi di studio.
Incontro con le autorità nel palazzo presidenziale della capitale