Ci sono cimiteri fatti di croci e lapidi. Ma ci sono anche cimiteri fatti di acqua e sabbia: sono i mari e i deserti che inghiottono le tante vittime delle rotte migratorie. Questo il cuore dell’accorata denuncia di Papa Francesco il quale, nel corso dell’udienza generale di oggi, mercoledì 28 agosto, ha voluto dedicare la sua riflessione «alle persone che — anche in questo momento — stanno attraversando mari e deserti per raggiungere una terra dove vivere in pace e sicurezza».
Rimandando la consueta catechesi incentrata sul tema «La Sposa e lo Spirito», il Pontefice si è rivolto ai fedeli presenti in piazza San Pietro e a quanti erano collegati attraverso i media per ribadire che «in quei mari e in quei deserti mortali, i migranti di oggi non dovrebbero esserci — e ce ne sono, purtroppo». Tuttavia, ha ammonito il Papa, «non è attraverso leggi più restrittive, non è con la militarizzazione delle frontiere, non è con i respingimenti che otterremo questo risultato». Al contrario, bisognerebbe favorire vie di accesso «sicure» e «regolari» per i migranti, «facilitando il rifugio per chi scappa da guerre, dalle violenze, dalle persecuzioni e dalle tante calamità». Fondamentale è anche, ha affermato il Santo Padre, promuovere «in ogni modo una governance globale delle migrazioni fondata sulla giustizia, sulla fratellanza e sulla solidarietà», contrastando la tratta di esseri umani e i crimini di chi sfrutta «senza pietà» la miseria altrui.
Al termine dell’udienza generale, il Papa è poi tornato nuovamente a invocare «il dono della pace» per «i tanti Paesi in guerra», con particolare riferimento alla Palestina, a Israele, alla «martoriata Ucraina», al Myanmar e al Nord Kivu.
Leggi anche: