· Città del Vaticano ·

Alla scoperta di Danilo Dolci, nato un secolo fa

Per dare senso
a un centenario

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28 maggio 2024

«Vi sono grato / di non esservi vergognati di me / quando mi eran contro quasi tutti / Vi lascio / una vita scoperta intensamente / giorno per giorno». Sono quasi un’autopresentazione questi versi di Danilo Dolci (1924-1997), sociologo, attivista, educatore, scrittore, poeta e padre, chiamato il Gandhi italiano, di cui quest’anno cade il centenario dalla nascita. Triestino, Dolci si trasferisce in Sicilia dove, fino alla morte, non abbandonerà mai l’impegno pacifista contro ingiustizie e povertà. Firmerà iniziative luminose e fastidiose che lo porteranno a essere processato e variamente bersagliato, ma al contempo lo renderanno tra le figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. Rivoluzionario di coraggio, amore e intelligenza, è convinto che essere educatori non significhi avere in sé la verità ma che ciascuno possa dare il suo contributo per scoprirla. Dolci ribalta alla radice l’atavico paternalismo così diffuso: il rapporto non è tra chi insegna e chi apprende, ma diventa fraternità nello scambio, in ascolto dell’esplosione di domande «fonde e complesse» per «contribuire a provocare essenziali chiarificazioni». Se non mancano oppositori, Dolci è però stimato da tante cruciali figure del Novecento: molti andranno fisicamente in quell’angolo di Sicilia per ringraziarlo della testimonianza e dell’impegno. Perché colpiscono e convincono le sue indelebili iniziative dalle impronte cristiane, socialiste, liberali e gandhiane. Colpisce il suo grido per costruire quel cambiamento di cui ancora oggi abbiamo così bisogno.

In queste puntate dell’inserto «Quattro Pagine» ascolteremo la voce di Danilo Dolci grazie ai suoi scritti, a chi lo ha conosciuto, alle sue azioni. Ascolteremo un uomo complesso, prezioso, attuale eppure ignorato e dimenticato. Diamo un senso al centenario: ne usciremo tutte e tutti arricchiti. E forse, chissà, almeno un po’ migliori. (giulia galeotti)


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