· Città del Vaticano ·

La XVI Assemblea generale del Sinodo dei vescovi

In preghiera per la pace
in Terra Santa e nel mondo

 In preghiera  per la pace in Terra Santa  e nel mondo  QUO-235
12 ottobre 2023

«In queste ore di angoscia e di sospensione, uniamo la nostra voce a quella del Papa e alla preghiera corale di coloro che in tutto il mondo implorano la pace»: è affidata alla voce commossa di Margaret Karram, presidente dell’Opera di Maria - Movimento dei Focolari, l’invocazione levatasi stamane, giovedì 12 ottobre, dall’assemblea sinodale riunita nell’Aula Paolo vi .

Nata in Israele in una famiglia cattolica araba, la donna l’ha pronunciata durante la preghiera iniziale, guidata dal cardinale Louis Raphaël i Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei. Una preghiera per «la Terra Santa — ha esordito la Karram —, per le popolazioni di Israele e Palestina che sono sotto la morsa di una inaudita violenza, per le vittime, soprattutto i bambini, per le persone ferite, per quelle tenute in ostaggio, per i dispersi e le loro famiglie»; ma anche «per gli altri Paesi del Medio Oriente e tutti i Paesi in guerra che vivono nel terrore e nella distruzione», ha aggiunto, implorando l’aiuto del Signore, affinché sostenga l’impegno dei presenti «a costruire un mondo fraterno affinché questi popoli e quanti sono nelle stesse condizioni di conflitto di instabilità e violenza ritrovino la strada del rispetto dei diritti umani dove la giustizia, il dialogo e la riconciliazione sono gli strumenti indispensabili per costruire la pace».

Era stato proprio il porporato iracheno, in apertura, a invitare l’assemblea «questa mattina» a «pregare per la pace nel mondo, soprattutto in Terra Santa, ma anche in Ucraina», ricordando pure «la violenza in Iraq, in Iran, nel Libano» e sottolineando che «la gente aspetta con tanta speranza di vivere la dignità e nella fraternità, e non sempre nella paura e preoccupazione». Perché, ha concluso, «sinodalità vuol dire anche solidarietà con tutti coloro che hanno paura e che soffrono».

Infine, dopo l’intervento della presidente del movimento fondato da Chiara Lubich, il capo del Sinodo della Chiesa caldea, prima di impartire la benedizione finale, ha così pregato Dio: «Fa’ che l’intera umanità che ha da te un’unica origine formi una sola famiglia, senza violenza, senza guerre assurde e con animo fraterno viva unita nella pace e nella concordia».

Anche sabato scorso, 7 ottobre, i partecipanti al Sinodo avevano aperto i lavori con un’intenzione di pace: in quel caso esprimendo una «particolare preoccupazione» per il Nagorno Karabakh. A guidare la preghiera uno dei delegati fraterni: l’arcivescovo Khajag Barsamian, rappresentante della Chiesa apostolica armena (Sede di Etchmiadzin) presso la Santa Sede. «Abbi misericordia del mondo intero — aveva detto tra l’altro — e di quelle terre che ora soffrono» per guerre, ingiustizie, dolore e violenza, specialmente nella regione del Caucaso meridionale. Lo stesso Papa Francesco all’inizio di questo mese — all’Angelus del 1° ottobre — aveva assicurato di seguire «la drammatica situazione degli sfollati del Nagorno-Karabakh», rinnovando il suo «appello al dialogo tra l’Azerbaigian e l’Armenia» e auspicando «un accordo duraturo» per porre «fine alla crisi umanitaria».

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