
Il 1923 non è solo la ricorrenza dei 100 anni dalla nascita di don Lorenzo Milani. È anche l’anno che segna il centenario della riforma dell’istruzione del filosofo Giovanni Gentile. Oggi più che mai è urgente una riflessione sullo stato della scuola e dell’università in Italia, e su come queste istituzioni possano affrontare le sfide sempre più complesse di un mondo post-pandemico segnato dallo sviluppo tecnologico. Per questo abbiamo deciso di dedicare un Primo Piano ad approfondire la storia e le motivazioni che condussero a quella riforma, nonché sull’eredità e gli sviluppi di quest’ultima. Nell’articolo di apertura la storica Elisa Signori ripercorre in chiave critica la storia della riforma Gentile e si interroga sulla sua controversa eredità nella società e nella cultura. Nel secondo articolo, invece, Simona Beretta analizza più da vicino la crisi della scuola italiana oggi mettendo sul tavolo idee e proposte per costruire un futuro migliore, non solo al passo con lo sviluppo tecnologico attuale, ma anche in linea con la Dottrina Sociale della Chiesa e la centralità della persona umana. L’urgenza di una riflessione sullo stato della scuola italiana e del suo modello formativo è confermata anche dai risultati dei test Invalsi 2023. Questi ultimi, infatti, sono addirittura peggiorati rispetto all’anno scorso.
Numeri allarmanti dai test Invalsi 2023
Quest’anno le prove Invalsi in Italia hanno coinvolto oltre 12mila scuole per un totale di oltre un 1.000.000 di allievi della scuola primaria (classe ii e classe v), circa 570.000 studenti della scuola secondaria di primo grado (classe iii) e oltre 1.000.000 di studenti della scuola secondaria di secondo grado. I risultati sono allarmanti: sulle competenze fondamentali gli studenti italiani mostrano addirittura una regressione rispetto agli anni precedenti.
- Competenze inadeguate in italiano e matematica
In italiano il 51% degli studenti (addirittura un punto in meno rispetto al 2022) ha raggiunto almeno il livello base (dal livello 3 in su). Questo significa che il restante 49% non lo ha raggiunto. Nel 2019 il 64% degli studenti avevano raggiunto almeno il livello base. Il divario tra Nord e Sud raggiunge la quota di ben 23 punti percentuali. In matematica il 50% degli studenti (invariato rispetto al 2022) ha raggiunto almeno il livello base (dal livello 3 in su). Nel 2019 il dato si attestava al 61%. In questo caso il divario tra le aree del Paese raggiunge i 31 punti percentuali, anche se si osserva un leggero miglioramento degli esiti nelle due aree del Mezzogiorno (Sud e Sud e Isole).
- Anche la primaria in difficoltà
Il confronto nel tempo degli esiti della scuola primaria mostra un indebolimento dei risultati in tutte le discipline e in entrambi i gradi considerati (ii e v classe). In ii primaria i risultati di italiano e di matematica sono più bassi di quelli registrati nel 2019 e nel 2021 e, sostanzialmente, in linea con quelli del 2022. In v primaria i risultati del 2023 sono più bassi di quelli degli anni precedenti, compreso il 2022, in tutte le discipline, incluso l’inglese, sia lettura (reading) che ascolto (listening).
- Ancora alta la dispersione scolastica
Dopo la pandemia, il rischio di dispersione scolastica è aumentato drasticamente. Nel 2019 la dispersione scolastica si attestava al 7,5%, per salire al 9,8% nel 2021, soprattutto — dicono gli esperti — a causa di lunghi periodi di sospensione delle lezioni in presenza. Nel 2022 si era già osservata una leggera inversione di tendenza a livello nazionale, passando al 9,7%. Gli esiti del 2023 mostrano un rilevante calo della dispersione scolastica che si attesta all’8,7% (1 punto in rispetto al 2022). Ancora lontani i livelli pre-pandemia.
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