La vocazione dell’Europa

«Costruire ponti di pace tra popoli diversi»: non può esserci nessun’altra «vocazione» per l’Europa, che è «chiamata, quale “pontiere di pace”, a includere le differenze e ad accogliere chi bussa alle sue porte». Lo ha ribadito Papa Francesco all’udienza generale di stamane, mercoledì 3 maggio. Ripercorrendo con i fedeli presenti in piazza San Pietro e con quanti lo seguivano attraverso i media i momenti più significativi dei tre giorni trascorsi a Budapest dal 28 al 30 aprile, in occasione del 41° viaggio apostolico del pontificato, il vescovo di Roma ha elogiato in particolare «il ponte umanitario creato» in Ungheria «per tanti rifugiati dalla vicina Ucraina», che ha «potuto incontrare, ammirando anche la grande rete di carità della Chiesa ungherese».
Ponti e radici sono state le due immagini simboliche scelte dal Pontefice per rievocare la visita nella capitale del Paese e gli incontri con gli ungheresi, «popolo coraggioso e ricco di memoria», la cui storia — come disse Giovanni Paolo ii durante la sua seconda visita nel 1996 — è stata segnata da «molti santi ed eroi, attorniati da schiere di gente umile e laboriosa».