
Nel messaggio per la Giornata mondiale dei Poveri di quest’anno, Papa Francesco sottolinea il contesto di guerra in cui questa ricorrenza si celebra. Una guerra mondiale “a pezzettini” che ora — e il Papa è l’unico ad avere il coraggio di chiamarla per nome — è diventata “totale”.
Con Marco Damilano, giornalista e noto commentatore televisivo, ci sono Anna Jabbour e Oliver Kabalisa, due giovani che hanno conosciuto sulla loro pelle la guerra e la povertà che ne consegue. Entrambi sono arrivati in Italia grazie ai corridoi umanitari: la prima dal Libano, dove si era rifugiata per sfuggire alla guerra in Siria, il secondo dalla Libia, dove è nato profugo da genitori fuggiti dal Ruanda. Con loro ci sono anche Daniela Pompei, responsabile del settore migrazioni della Comunità di Sant’Egidio, e Azza Ben Alì, della Scuola di lingua e cultura italiana (conosciuta da tutti come la scuola della pace), che ci aiuta a tradurre qualche parola dall’arabo. Raccontano la guerra, la condizione dei rifugiati, ma soprattutto parlano di speranza. Quella che hanno riacquistato quando hanno messo piede in Italia e si sono sentiti al sicuro, accolti, accompagnati. E che vogliono condividere soprattutto oggi, mentre una cappa di paura si addensa sull’umanità, anche a nome di chi non ce l’ha fatta e ha perso la vita sotto le bombe o tra le onde del Mediterraneo.