Costretti a scegliere

Vicino alla città boliviana di Potosì, si trova una delle più grandi miniere di argento del mondo. Cerro Rico è pertanto luogo di lavoro per molti cittadini della regione, tra le più povere della Bolivia, ma in condizioni estremamente precarie e rischiose. I minatori di Cerro Rico — operai indipendenti e artigianali — lavorano ogni giorno per diverse ore al buio in cunicoli scarsamente arieggiati cercando ormai gli scarti di argento. Per affrontare giornate di lavoro così pericolose a oltre 4.000 metri di altitudine molti di loro ingeriscono etanolo prima di iniziare e masticano foglie di coca. La miniera di Cerro Rico, patrimonio mondiale dell’Unesco, si sviluppa a forma di piramide sulla collina sopra la città di Potosi. Tale luogo è oggetto di venerazione da parte dei boliviani, tanto che la collina dove sorge la miniera è raffigurata nello stemma della bandiera nazionale. Ma all’interno di questo sito, oltre a storie quotidiane di sofferenza, si contano anche decine di migliaia di indigeni morti nei secoli di storia della miniera. Nel 2022 sono già 15 le persone morte lavorando a Cerro Rico, principalmente a causa di crolli che ostruiscono i tunnel nella miniera. Un altro rischio costante è quello di contrarre gravi malattie all’apparato respiratorio: molte persone iniziano a lavorare nella miniera a 15-16 anni e la loro speranza di vita si riduce a 45 anni a causa della silicosi. Questa dura realtà ha a che fare con la difficile scelta tra salute e lavoro: in una delle nazioni più povere del Sud America, la paga relativamente buona di Cerro Rico induce a sottovalutare i rischi delle giornate in miniera. Le morti in miniera sono un campanello d’allarme che tiene aperte le discussioni su una possibile chiusura del sito. «Dovremmo reinsediare circa 30.000 famiglie e trovargli nuove fonti di lavoro», ha spiegato all’agenzia Reuters il consigliere del governatore della regione di Potosì, Juan Tellez. Ma i minatori, riuniti in 17 cooperative, non se ne vogliono andare e rifiutano i piani delle autorità locali per un loro ricollocamento. (valerio palombaro)