· Città del Vaticano ·

Incontro con i preti monegaschi, i movimenti e le associazioni

Dove il cattolicesimo
è religione di Stato

19 luglio 2021

Nel «mondo sempre più scristianizzato, lontano dalla fede, se non ostile, sorge l’interrogativo se abbia ancora senso la particolare condizione, unica in Europa», del cattolicesimo nel Principato, dov’è «tuttora religione di Stato. Si tratta di un anacronismo storico o può essere un’opportunità?». Se l’è chiesto il cardinale Parolin incontrando nel pomeriggio del 18, in occasione della visita a Monaco, il clero, i movimenti e le associazioni cattoliche dell’arcidiocesi.

Prima di lasciare spazio agli interventi dei presenti, il segretario di Stato ha introdotto il confronto, soffermandosi «su alcuni aspetti della missione evangelizzatrice, alla luce del Magistero pontificio», e individuando le «sfide che possono interessare la vita della Chiesa e della società monegasca»: l’urgenza di annunciare la fede, l’importanza della carità e della pastorale famigliare e la cura per il creato. Con una premessa: una risposta ottimistica alla domanda sollevata all’inizio della riflessione.

«Ritengo si tratti soprattutto di un’opportunità», ha esordito. Sebbene «sono andate sempre più crescendo» divisioni per cui «viviamo in società sempre più polarizzate» e «una certa tipologia di laicismo ha contribuito a sviluppare una crescente contrapposizione», per il porporato «il modello monegasco» evidenzia infatti che «può esistere un rapporto positivo fra Chiesa e Stato e fra autorità civili e religiose..., nel quale ciascuno mantiene una propria doverosa autonomia», ma collaborando «insieme per il bene comune. Un modello che contribuisce a garantire quella “sana laicità”», rilanciata da Benedetto xvi e da Francesco, il quale ha ribadito come il contributo della religione non costituisca «un pericolo per gli Stati, bensì un arricchimento». Ciò appare, ha evidenziato Parolin, negli articoli 9 e 23 della Costituzione del Principato, che «stabiliscono la libertà dei culti e il loro pubblico esercizio e le libertà dei cittadini».

È — ha osservato — «una sinergia positiva fra Stato e Chiesa che diviene una garanzia per la libertà di tutti, in un contesto moderno dettato da un sempre più marcato pluralismo religioso e culturale. A Monaco dunque si afferma chiaramente che l’apporto della religione allo sviluppo della società è utile e necessario, al di là della religione che ciascuno professa». Al contempo, il segretario di Stato ha spiegato che «la Chiesa non mira a privilegi». Al contrario, chiede di poter «svolgere al meglio la propria missione».

Ecco allora l’esortazione conclusiva ai preti e alle persone impegnate in ambito associativo a Monaco, affinché facciano sentire la loro voce «in questo quadro di precarietà e confusione. Siamo chiamati a portare il Vangelo, una parola di verità e di speranza all’umanità del nostro tempo» come auspicato dalla Evangelii gaudium, dalla Laudato si’ e dalla Fratelli tutti, che costituiscono la bussola dell’azione pastorale suggerita da Papa Francesco.


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