· Città del Vaticano ·

Variazioni su Dostoevskij

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08 giugno 2021

Il pane dell’amore


La scienza nel nostro secolo smentisce se stessa nella sua precedente opinione. Ogni tuo desiderio, ogni tuo peccato è risultato dalla naturalezza dei tuoi bisogni inappagati pertanto bisogna soddisfarli. Questa è la radicale confutazione del cristianesimo e della sua morale. Cristo, dicono, non conosceva la scienza. L’indispensabile bisogno della nuova morale (infatti con un solo pane non potrà vivere l’uomo). La proprietà, la famiglia, rassicurano loro, sono rimaste solo nella vecchia morale. Legge della scienza o legge dell’amore? Ma la legge della scienza non resisterà, il pane di quella non vale. Ma accettata la legge dell’amore, voi andate da Cristo. Questa è quella che sarà, forse, la seconda venuta di Cristo. Ma per ora cosa sopporterà l’umanità?

«Quaderni 1875-1876», pss 24,164-165

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Questo appunto è tratto dai quaderni di lavoro relativi agli anni 1875-1876 in preparazione del Diario di uno scrittore. La breve nota è tutta centrata sulla metafora del pane e sulla contrapposizione appena abbozzata, è vero, ma non per questo meno incisiva tra la legge della scienza e quella dell’amore. Dostoevskij esordisce dicendo che «la scienza nel nostro secolo smentisce se stessa nella sua precedente opinione» quando postula il soddisfacimento dei bisogni inappagati la cui bontà è garantita dalla loro presunta naturalezza/genuinità.

A partire da questa premessa il momento successivo che lo scrittore osserva è quello direttamente conseguente della moltiplicazione dei bisogni: «Con un solo pane — egli constata — l’uomo non potrà più vivere». La «nuova legge» impone una amplificazione della domanda (e della corrispondente offerta). Il buon vecchio pane di un tempo non basta più, anzi la sua immagine antica si è quasi dissolta sotto la spinta di nuovi stili di vita che rendono sempre più simile l’uomo a una macchina desiderante che non riesce più a distinguere dentro di sé l’utile dal superfluo. Evidentemente, nota Dostoevskij con un filo di amarezza, «Cristo non conosceva la scienza». A questo punto, però, nella nota si può scorgere un cambio di registro. All’uomo che ha perso il suo centro, frastornato e confuso da bisogni e proposte che non corrispondono alla sua verità e alla sua autenticità, viene offerta l’alternativa tra «la legge della scienza» e «la legge dell’amore». A rappresentare questa è di nuovo il pane, la stessa immagine di prima, ma stavolta orientata in un senso diametralmente opposto. «Il pane di quella non vale», annota lo scrittore sul suo taccuino: «La legge della scienza non resisterà», occorre tornare a scegliere quell’altro pane, il pane dell’amore, il pane della carità fatto non per essere conservato o addirittura sprecato egoisticamente ma per essere condiviso tra fratelli. Nel finale l’appunto si fa ancora più profetico. Infatti la scrittore aggiunge che accettare la legge dell’amore, significa andare verso Cristo. Ed è proprio in questo movimento, da noi a Cristo, che in maniera alquanto paradossale «forse si realizza quella che sarà la sua seconda venuta».

a cura di Lucio Coco

(continua)


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