
Nel 1898 fu pubblicata la Woman’s Bible. Per la prima volta un gruppo di teologhe commentò il testo sacro dal punto di vista delle donne discostandosi e decostruendo la lettura dei Padri. Fu scandalo. La Bibbia della donna fu boicottata e censurata dalla Società biblica e anche dalle Associazioni femministe. Non si poteva accettare che i fondamenti educativi e religiosi del testo sacro fossero messi in discussione. Era ovvio. Fu sorprendente e inaspettato, invece il successo del libro che in poco tempo diventò un best seller.
La Bibbia pesa. La vita delle donne nei millenni è stata condizionata dai versetti della prima lettera a Timoteo. «La donna impari in silenzio, in piena sottomissione. Non permetto alla donna di insegnare né di dominare sull’uomo; rimanga piuttosto in atteggiamento tranquillo. Perché prima è stato creato Adamo e poi Eva; e non Adamo fu ingannato, ma chi si rese colpevole di trasgressione fu la donna, che si lasciò sedurre…». È cominciata lì, da quel libro e dalla lettura che ne è stata fatta, la storia di emarginazione di metà dell’umanità? Davvero le Sacre scritture vogliono relegare le donne in una condizione di schiavitù, di silenzio, di sacrificio di sé? Oppure questa è la lettura che ne hanno fatto gli uomini influenzati anche dalle condizioni sociali e culturali in cui è stata letta e commentata? Sicuramente i Padri hanno in parte adattato i testi ai codici morali del tempo, riproponendo emarginazione e subordinazione femminile. Così parte della potenza liberatoria del testo si è perduta, alcuni suoi significati fraintesi e edulcorati.
Oggi venti teologhe (più una), cattoliche e protestanti, hanno ripetuto l’operazione fatta nel 1898. Hanno riletto i testi biblici e hanno proposto una lettura femminile in un volume edito da Piemme, una nuova Bibbia delle donne. Passione teologica contro gli stereotipi patriarcali con cui si è letta per secoli. Esultanza quando contrariamente a quanto si pensa si scopre il potenziale di liberazione presente nel testo sacro. Acume spregiudicato di fronte alle parti più controverse. I famosi versetti della lettera a Timoteo letti e commentati da Maria di Nazareth.
Chi legge La Bibbia delle donne troverà un ribaltamento dell’immagine maschile di Dio “vecchio con la barba amorevole e simpatico” e la scoperta nella tradizione mistica ebraica dei caratteri materni e femminili. Scoprirà come il principale attributo di Dio, la sapienza, sia sempre femminile e assuma «i tratti di una sorella, di una madre, di una beneamata, di una ristoratrice ospitale, di una liberatrice, di una pacificatrice».
Troverà una lettura certamente controcorrente e liberatoria delle figure di Marta e Maria, non più divise nei ruoli e negli interessi ma unite nella ricerca della propria strada di libertà verso cui Gesù le incoraggia.
Rimarrà incantato dalla lettura di un’analisi della bellezza femminile e dalla cultura estetica nei testi sacri. Testi rivoluzionari, sul corpo, sulla maternità, sulla sterilità. E tante figure femminili Marta, Maria, Ruth, Maddalena Sara Rebecca.
La conclusione? La Bibbia può essere un libro liberatorio per le donne. Va riscoperta, letta, studiata e approfondita con occhi e sapienza femminile. È difficile, si tratta di risalire una china, di opporsi a una corrente patriarcale, ma le venti donne coordinate da Élisabeth Parmentier, Pierrette Daviau e Lauriane Savoy ci riescono e ci danno un testo che non è solo dotto ma piacevole, ricco di scoperte e di sorprese.
di Ritanna Armeni