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Donne, Bibbia e libertà

Matthijs Musson (1598-1678) La visita di Gesù a casa di Marta e di Maria (foto © Matthijs Musson)
27 giugno 2020

Nel 1898 fu pubblicata la Woman’s Bible. Per la prima volta un gruppo di teologhe commentò il testo sacro dal punto di vista delle donne discostandosi e decostruendo la lettura dei Padri. Fu scandalo. La Bibbia della donna fu boicottata e censurata dalla Società biblica e anche dalle Associazioni femministe. Non si poteva accettare che i fondamenti educativi e religiosi del testo sacro fossero messi in discussione. Era ovvio. Fu sorprendente e inaspettato, invece il successo del libro che in poco tempo diventò un best seller.

La Bibbia pesa. La vita delle donne nei millenni è stata condizionata dai versetti della prima lettera a Timoteo. «La donna impari in silenzio, in piena sottomissione. Non permetto alla donna di insegnare né di dominare sull’uomo; rimanga piuttosto in atteggiamento tranquillo. Perché prima è stato creato Adamo e poi Eva; e non Adamo fu ingannato, ma chi si rese colpevole di trasgressione fu la donna, che si lasciò sedurre…». È cominciata lì, da quel libro e dalla lettura che ne è stata fatta, la storia di emarginazione di metà dell’umanità? Davvero le Sacre scritture vogliono relegare le donne in una condizione di schiavitù, di silenzio, di sacrificio di sé? Oppure questa è la lettura che ne hanno fatto gli uomini influenzati anche dalle condizioni sociali e culturali in cui è stata letta e commentata? Sicuramente i Padri hanno in parte adattato i testi ai codici morali del tempo, riproponendo emarginazione e subordinazione femminile. Così parte della potenza liberatoria del testo si è perduta, alcuni suoi significati fraintesi e edulcorati.

Oggi venti teologhe (più una), cattoliche e protestanti, hanno ripetuto l’operazione fatta nel 1898. Hanno riletto i testi biblici e hanno proposto una lettura femminile in un volume edito da Piemme, una nuova Bibbia delle donne. Passione teologica contro gli stereotipi patriarcali con cui si è letta per secoli. Esultanza quando contrariamente a quanto si pensa si scopre il potenziale di liberazione presente nel testo sacro. Acume spregiudicato di fronte alle parti più controverse. I famosi versetti della lettera a Timoteo letti e commentati da Maria di Nazareth.

Chi legge La Bibbia delle donne troverà un ribaltamento dell’immagine maschile di Dio “vecchio con la barba amorevole e simpatico” e la scoperta nella tradizione mistica ebraica dei caratteri materni e femminili. Scoprirà come il principale attributo di Dio, la sapienza, sia sempre femminile e assuma «i tratti di una sorella, di una madre, di una beneamata, di una ristoratrice ospitale, di una liberatrice, di una pacificatrice».

Troverà una lettura certamente controcorrente e liberatoria delle figure di Marta e Maria, non più divise nei ruoli e negli interessi ma unite nella ricerca della propria strada di libertà verso cui Gesù le incoraggia.

Rimarrà incantato dalla lettura di un’analisi della bellezza femminile e dalla cultura estetica nei testi sacri. Testi rivoluzionari, sul corpo, sulla maternità, sulla sterilità. E tante figure femminili Marta, Maria, Ruth, Maddalena Sara Rebecca.

La conclusione? La Bibbia può essere un libro liberatorio per le donne. Va riscoperta, letta, studiata e approfondita con occhi e sapienza femminile. È difficile, si tratta di risalire una china, di opporsi a una corrente patriarcale, ma le venti donne coordinate da Élisabeth Parmentier, Pierrette Daviau e Lauriane Savoy ci riescono e ci danno un testo che non è solo dotto ma piacevole, ricco di scoperte e di sorprese.

di Ritanna Armeni