Domani la canonizzazione dei due giovani italiani
Il primo santo “millennial”

di Nicola Gori*
Il primo santo della generazione digitale sarà canonizzato, domenica mattina 7 settembre, da Leone XIV, in piazza San Pietro. È Carlo Acutis, il giovane milanese beatificato nel 2020 che, a soli 19 anni dalla morte, diventerà il primo “santo millennial”.
Nato a Londra nel 1991 da una famiglia italiana e cresciuto a Milano, Carlo conduceva una vita comune: scuola, amici, sport, computer. Nulla di apparentemente eccezionale, se non fosse per la straordinaria profondità della sua fede. Fin da piccolo, mostrò un amore singolare per Gesù, in particolare per l’Eucaristia, che definiva «la mia autostrada per il cielo».
All’età di sette anni ricevette la prima Comunione con un permesso speciale, e da allora cercò sempre di partecipare alla celebrazione eucaristica o fermarsi in adorazione. Ma Carlo non era un mistico chiuso nel suo mondo. Era un adolescente inserito nella sua epoca, con una grande passione per l’informatica, che utilizzava per evangelizzare.
Frequentava la messa quotidianamente, recitava il rosario e aveva una particolare sensibilità verso i poveri e gli emarginati. Ma ciò che lo rese davvero unico fu la sua capacità di unire il Vangelo alle nuove tecnologie: a soli 11 anni creò un sito web di volontariato per la parrocchia di Santa Maria Segreta in Milano.
Con la sua testimonianza, Carlo dimostra che la santità non è riservata a figure lontane nel tempo o nello stile di vita. Al contrario, evidenzia come si possa vivere il Vangelo nella quotidianità, con uno zaino sulle spalle, un computer sul tavolo e la voglia di testimoniare il bene con semplicità.
«Non io, ma Dio», amava ripetere. Questo stile di vita, fatto di piccoli gesti, ma guidato da un grande amore, è ciò che ha colpito milioni di giovani, che oggi vedono in lui un modello credibile, vicino, concreto.
La sua canonizzazione è un messaggio per il nostro tempo. In un’epoca segnata da individualismo e superficialità, la figura di Carlo invita a riscoprire il valore della fede autentica, vissuta senza compromessi, ma con gioia.
Inoltre, il suo uso della tecnologia a servizio dell’evangelizzazione è un richiamo diretto ai giovani di oggi: internet non è solo un luogo di distrazione, ma può diventare uno strumento di bene, di incontro e di testimonianza.
Carlo è, a tutti gli effetti, un santo contemporaneo. Non ha fondato ordini religiosi, non ha scritto trattati teologici, non ha avuto apparizioni o visioni straordinarie. La sua santità è nata e cresciuta nella vita ordinaria, nel silenzio dell’amore quotidiano, nel servizio umile e nella gioia autentica.
Nel suo breve tempo sulla terra, ha vissuto la fede con radicalità e tenerezza. Aiutava i poveri per strada, difendeva i compagni più deboli, parlava con semplicità della bellezza di Dio. Il suo motto — «Tutti nascono originali, ma molti muoiono fotocopie» — è diventato il grido di una generazione in cerca di autenticità e spiritualità.
Carlo dimostra che è possibile essere giovani, moderni, digitali e santi. Il suo esempio parla a chi si sente disorientato, a chi cerca un senso nella vita, a chi vive immerso nei social media e nelle tecnologie. Il suo è un invito silenzioso ma potente a usare internet non per perdersi, ma per costruire ponti, diffondere il bene, cercare la verità.
Non separava la preghiera dalla vita concreta. Studiava con impegno, aiutava i compagni in difficoltà, amava gli animali, era affettuoso con i genitori, sapeva divertirsi con equilibrio. Non rifiutava il mondo, ma lo viveva con gli occhi della fede.
Affetto da una forma aggressiva di leucemia fulminante, morì nel 2006 a soli 15 anni. Le sue ultime parole furono: «Offro tutte le sofferenze per il Papa e per la Chiesa, per andare dritto in Paradiso».
Dopo la morte, è stato traslato nel santuario della Spogliazione ad Assisi, città da lui tanto amata per la figura di san Francesco. Migliaia di pellegrini ogni anno pregano davanti ai suoi resti mortali, racchiusi in un’urna di vetro.
Papa Francesco ha più volte parlato di Carlo, lo ha anche citato nell’Esortazione apostolica Christus vivit come esempio di giovane che ha vissuto in pienezza la sua vocazione alla santità nel mondo di oggi e che, soprattutto, ha scelto di usare gli strumenti moderni della comunicazione per diffondere il messaggio del Vangelo, per trasmettere valori positivi e bellezza.
In molte diocesi, sia in Italia sia in altri Paesi, si stanno tenendo pellegrinaggi, veglie di preghiera, catechesi, mostre e incontri in vista della canonizzazione. La città di Assisi, che ospita la sua tomba, accoglie in queste ore decine di migliaia di pellegrini. Anche le parrocchie, le scuole cattoliche e i movimenti giovanili sono chiamati a riscoprire la figura di Carlo, non come un’icona da venerare, ma come un compagno di strada, un amico, un fratello nella fede.
Come lui stesso scriveva: «La tristezza è lo sguardo rivolto verso sé stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio». Ecco il messaggio che Carlo lascia a tutti, giovani e adulti, credenti e non: non abbiate paura di essere santi, non abbiate paura di amare Gesù, non abbiate paura di essere felici.
*Postulatore