· Città del Vaticano ·

La denuncia dell’Onu: nello Stato del Rakhine contro i rohingya atrocità come nel 2017

Myanmar
Nell’indifferenza del mondo

EDITORS NOTE: Graphic content / Mourners react during a funeral for the victims of a bombardment ...
03 settembre 2025

Torture, omicidi, incendi, sfollamenti forzati, interi villaggi rasi al suolo a colpi di bombe. In Myanmar non passa neanche un minuto senza che si registrino atrocità su atrocità. Da quando l’Arakan Army — una delle organizzazioni etniche armate del Paese — ha preso il potere con il colpo di Stato del 2021 non ha esitato a uccidere più di 7.000 persone, almeno un terzo delle quali donne e bambini. Ma la macabra contabilità potrebbe non essere completa, perché l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani ha tenuto il conto solo fino al 20 agosto scorso, quando ha redatto un corposo rapporto di denuncia con il quale, ieri, ha gridato al mondo intero tutta la sua indignazione e il suo dolore. Le pagine del documento, corredato da foto e video delle violenze, rivelano che ad essere preso particolarmente di mira è lo Stato del Rakhine, al confine con il Bangladesh, dove c’è ancora una forte presenza dei rohingya: il rapporto mette in evidenza come quello attuale assomigli, per intensità e crudeltà, all’accanimento che ci fu nel 2017 contro questo gruppo etnico di religione islamica, costretto negli anni a sfollare in campi profughi ospitati nelle nazioni vicine. «L’esercito di Arakan agisce con una quasi totale impunità, consentendo il ripetersi di violazioni in un ciclo infinito di sofferenza per la popolazione» ha spiegato Volker Türk, Alto commissario Onu per i diritti umani.

Tutte atrocità commesse perfino ignorando un cessate-il-fuoco firmato nel marzo scorso da tutti i gruppi armati in lotta tra loro, all’indomani del tragico terremoto che ha distrutto il Paese e provocato oltre 5.000 vittime. Dolore che si somma al dolore nell’indifferenza del mondo. (federico piana)