La vittoria contro l’Ombra non arriva dai potenti

di Igor Traboni
«Spe Salvi: la speranza nel Signore degli anelli» è stato il tema dell’ottava edizione de «La notte dell’anello», tenutasi domenica 31 agosto, organizzata dall’associazione culturale Radici e che ha visto confluire nel magnifico Castello Teofilatto di Torre Cajetani, vicino Frosinone, i maggiori studiosi dell’opera di Tolkien.
Emmanuele Di Leo, fondatore e presidente di Steadfast, attivo dal 2012 in Nigeria e in Africa subsahariana nella difesa dei diritti umani e nell’aiuto ai cristiani perseguitati, ha subito messo in chiaro la visione della speranza: «Non la certezza della vittoria, ma la certezza che l’amore non abbandona mai. Tolkien ci insegna che la lotta contro l’Ombra non si misura sul risultato finale, ma sulla fedeltà al bene. E noi, come Sam e Frodo, non abbiamo smesso di camminare accanto a quella famiglia, anche quando tutto sembrava perduto. Tolkien ci mostra che la vittoria contro l’Ombra non arriva dai potenti, ma dagli umili. Quando ci chiedono perché continuiamo a combattere battaglie che sembrano perse, rispondo con le parole di Sam a Frodo: “C’è del buono in questo mondo, ed è per quello che vale la pena lottare”».
Dal canto suo, Federico Iadicicco, anche lui muovendo dalla Spe salvi di Benedetto XVI, ha rimarcato come «tutti coloro che hanno una visione statica e individuale della speranza, in realtà disperano; quindi il percorso da fare è quello di una speranza dinamica, che serve a noi oggi, in un mondo che non vede la speranza di consegnare un futuro a questa umanità, speranza che si nutre della nostalgia della Casa del Padre».
Paolo Gulisano ha ricordato come la raffigurazione di Tolkien è quella di «un mondo in cui il male sembra star lì per prevalere, ma alla fine non vi riesce. Oggi dobbiamo essere convinti che il male non avrà la meglio, riandando anche al concetto di “eucatastrofe” elaborato da Tolkien e a quel dato evento clamoroso che può ribaltare il senso delle cose. Ogni uomo, in particolare i cristiani, devono avere fiducia in questo ribaltamento».
«In tutta l’opera di Tolkien — ha ribadito Paolo Nardi — si dice che non bisogna mai smettere di sperare: anche i personaggi più negativi hanno sempre una possibilità. Poter vincere il male è una speranza che resta sempre viva. E questo si riconnette a quel mondo di riferimento delle leggende pagane nordiche di Tolkien, aperto alla Grazia e che vince nel momento in cui accetta certi valori; se invece li rifiuta allora si verifica quel paganesimo come lo conosciamo, senza speranza».
L’iniziativa è stata ospitata come detto dalla famiglia Teofilatto «e questo perché — illustra Pietro Teofilatto — il castello è sede di una serie di principi e situazioni di vita dell’opera di Tolkien che ben si sposano al concetto medievale e spirituale del castello, inteso non come luogo di forza, ma di incontro, di partenza e di rientro di persone che vogliono il bene. In questa edizione viene anche evidenziato l’elemento femminile nel Signore degli anelli: non figure comprimarie ma vere e proprie eroine, delle combattenti spirituali che infondono la fiducia e il ben fare. Perché la speranza è anche una raffigurazione del voler fare il bene».