All’Angelus il Papa lancia un nuovo pressante appello per la pace in Ucraina
Fermare la pandemia

Una supplica a Dio affinché fermi «la pandemia delle armi, grandi e piccole, che infetta il mondo». L’ha elevata Leone XIV ieri all’Angelus recitato a mezzogiorno dalla finestra dello Studio privato del Palazzo apostolico vaticano con i fedeli presenti in piazza San Pietro e con quanti lo seguivano attraverso i media.
Armi che seminano morte e distruzione nei conflitti, come quello in corso da oltre tre anni in Ucraina, ma anche in contesti dove non c’è guerra, come ad esempio nello Stato americano del Minnesota, con la tragica sparatoria avvenuta durante una messa scolastica lo scorso 27 agosto.
Per il martoriato popolo ucraino il Pontefice ha rilanciato un pressante appello di pace ribadendo «con forza» l’urgenza di un cessate-il-fuoco immediato. «La voce delle armi deve tacere — ha rimarcato —, mentre deve alzarsi» quella «della fraternità e della giustizia». Il vescovo di Roma ha anche voluto ricordare i migranti morti e dispersi nel recente naufragio al largo della Mauritania. In precedenza aveva offerto una riflessione sul Vangelo della XXII domenica del Tempo ordinario, auspicando che la Chiesa «sia per tutti una palestra di umiltà... casa in cui si è sempre benvenuti».
Alle 18 di oggi — 48° anniversario del suo ingresso nel noviziato dell’Ordine di Sant’Agostino — Leone XIV presiede nella basilica romana di Sant’Agostino in Campo Marzio la messa di apertura del capitolo generale degli agostiniani.