Per una Chiesa sinodale
La sinodalità, come figura costitutiva della Chiesa, non sarà possibile senza una conversione relazionale. Il Documento finale del Sinodo è stato chiaro: la partecipazione e la corresponsabilità differenziata di tutti i battezzati, uomini e donne, non è un'appendice decorativa, ma una condizione necessaria per una Chiesa sinodale. Le Tracce per la fase attuativa del Sinodo (2025-2028), pubblicate il 7 luglio, ci ricordano che questa nuova fase è un processo ecclesiale in senso pieno che coinvolge «l’intero Popolo di Dio, uomini e donne, in spirito di reciprocità».
La chiave sta nel garantire l'effettiva partecipazione delle donne a tutti i processi decisionali durante il periodo 2025-2028, il che implica la loro presenza attiva nelle istanze di discernimento, elaborazione, deliberazione e valutazione delle decisioni. A tal fine, si chiede che gli équipe sinodali —in quanto laboratori di sinodalità— mantengano i criteri di composizione definiti nella prima fase: laici e laiche, presbiteri e diaconi, persone consacrate di diverse età, culture e percorsi formativi, che rappresentino la diversità diversità —sia di genere che di carismi e ministeri— presente nella Chiesa.
Questo non solo arricchisce il processo sinodale, ma riflette una Chiesa che si lascia interpellare da tutte le voci che lo Spirito suscita. Inoltre, un contributo particolarmente significativo delle Tracce —che non può passare inosservato— è il riconoscimento del ruolo delle teologhe che devono essere integrate come esperte nei percorsi di ricerca teologica, pastorale e canonica, al servizio dell'attuazione del Sinodo.
Non si tratta di una concessione. Il cammino sinodale sta «mettendo in atto ciò che il Concilio ha insegnato sulla Chiesa come Popolo di Dio», riconoscendo che uomini e donne hanno ricevuto lo stesso dono dello Spirito. Ciò deve tradursi nell'accesso effettivo di donne e uomini non ordinati a funzioni di leadership, governo e responsabilità pastorale. Si chiede di sperimentare modalità per realizzarlo.
È tempo di rivedere la composizione dei consigli pastorali, dei seminari, delle strutture di discernimento, di elaborazione e di decisione, nonché delle posizioni di governo. Il Sinodo ci chiama ad abbattere i muri che, in nome della tradizione, hanno reso invisibile il volto femminile della Chiesa. Papa Francesco, durante le prime due fasi del Sinodo (2021-24), e ora Papa Leone XIV (2025-28), confermando pienamente la terza fase, ci spingono a non temere la novità di ciò che lo Spirito sta dicendo alle Chiese. Ricordiamo che la fase di attuazione ha come obiettivo «sperimentare pratiche e strutture rinnovate, che rendano sempre più sinodale la vita della Chiesa», ma senza una radicale uguaglianza tra uomini e donne non c'è vera sinodalità. E senza sinodalità, la Chiesa non potrà rispondere con credibilità alle sfide del tempo presente.
di Rafael Luciani
Teologo laico, membro esecutivo del Consiglio episcopale latinoamericano e consulente della Confederazione dei religiosi/e dell'America Latina e dei Caraibi, tra gli esperti del Sinodo (dal Venezuela)