Rosa da Lima

di Pino Esposito
Nel crocevia drammatico della Lima secentesca sboccia il “primo fiore di santità dell’America”, come la tradizione, a partire dal Breve di beatificazione, denomina la domenicana Rosa di Santa Maria, al secolo Isabel Flores de Oliva, di cui oggi, 23 agosto, ricorre la memoria liturgica. Nasceva nel 1586, nello stesso anno in cui a Roma, al centro di Piazza San Pietro, si ergeva l’obelisco vaticano.
Mantiene il soprannome “Rosa”, risalente alla prima infanzia, confermato alla cresima dall’arcivescovo Toribio de Mogrovejo. Veste quindi l’abito del Terz’Ordine di San Domenico il 10 agosto 1606. Tre anni dopo, trova riparo in un eremo ricavato nel giardino di casa, dove fiorisce spiritualmente in una terra segnata dall’espropriazione coloniale. La sua ascesi non la spinge a evadere dalla storia del suo tempo, ma la radica in una vocazione missionaria.
Ama la Vergine “smisuratamente”. Arriva a rivestirla di un abito simbolico adornato di rosari, Ave Maria, Salve Regina e giorni di digiuno. La tradizione le attribuisce delle grazie che ispirano riflessioni per una teologia della botanica, manifestate nel bambino Gesù che le appare chiamandola “Rosa del mio cuore” o in fiori che sbocciano fuori stagione. Il riferimento stesso alle rose ostenta un programma devozionale contenuto nella preghiera per eccellenza rivolta alla Vergine Maria, il rosario; ella stessa Rosa Mistica, come recitano le litanie lauretane. Sono gesti analoghi a quelli compiuti dalla ottocentesca santa Teresa di Lisieux, quando dichiarò di voler in eterno offrire rose, ovvero segni concreti dell’Amore divino. Entrambe elevate al rango di patrone, rispettivamente del Nuovo Mondo e delle missioni, presiedono un’evangelizzazione di stampo mariano. L’ispirazione di santa Rosa fiorisce — dirò sviluppando questo tema della sacralità del germoglio — presso la casa materna in un ricovero allestito per bambini e anziani; cui, nelle mie meditazioni che volteggiano tra epoche diverse senza lasciare presa, fa da contrappunto il tema del pane per i poveri tramutato in rose dalla religiosa carità medievale praticata da santa Elisabetta d’Ungheria.
Si può affermare che la sua mistica trasfiguri la croce in rosa, per quel tanto che anche ad essa pertengono spine tra cui fiorisce la risurrezione. Il suo detto più devoto «Al di fuori della croce non vi è altra scala per salire in cielo», cui accennò anche il cardinale Tarcisio Bertone (Santuario di Lima, 30 agosto 2007), richiama il carattere rampicante della struttura a pali incrociati. Ella stessa progettò una grafica della “scala spirituale” con un design a tre gradi di purificazione: i tre cuori ritagliati alla vigilia di san Bartolomeo del 1614, il 23 agosto.
Ama anche gli inni di lode, come attesta la quartina autografa: «Quitarme a mí el canto es quitarme el comer [impedirmi di cantare è come togliermi il mangiare]» (padre Gerardo Cioffari), pur riconoscendo le aporie del canto, giacché è persuasa di sapersi spiegare «solo con il silenzio» (Franca Zambonini, in «Famiglia Cristiana», 23 agosto 2022), è convinta che nella contemplazione culmini la lode e forse l’Annuncio cristiano stesso. Alla pari con le donne al Sepolcro che, pur avendo udito l’Annuncio, non dissero nulla per timore (Marco, 16,8), a sua volta Rosa si ammutolisce nella reverenza delle lodi. Muore nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1617 nella casa di Maria de Ezategui. È in vista dell’estremo silenzio che risuonano le sue parole più alte: «Gesù, sii con me!». Il popolo vide la statua della Madonna del Rosario sorriderle nell’ultimo saluto.
Beatificata da Clemente IX (1668) e canonizzata da Clemente X (1671), è patrona del Perù, delle Americhe, delle Filippine e delle Indie Occidentali; è invocata ancora oggi da giardinieri e fioristi, a intercedere contro ferite, eruzioni vulcaniche e litigi famigliari. Nel 2023, la famiglia salesiana l’ha celebrata come “parabola, segno dell’amore di Dio” che “incoraggia l’impegno verso i giovani più bisognosi” (don Juan Pablo Alcas, ANS — Salesiani del Perù, 05 settembre 2023).
La “Rosa della spiritualità americana” continua a indicarci, con la stessa fragilità dei fiori, più delicati in questa epoca che in altre precedenti, il segreto dei profumi, il dono offerto a tutti coloro che, come lei, respirano nel giardino della Chiesa. Il messaggio di Santa Rosa, attraverso i secoli, svela nella santità non una visione astratta, bensì la forma delle piante, delle scale legnose che si arrampicano in cielo. Per questo, chi oggi si avvicina alla sua figura avverte una presenza naturale, un canto, spesso silente, che integra respirazione e preghiera, l’odore sublime della santità alla più intima e vitale estasi della trascendenza.