Hic sunt leones
Una vita intera a difesa

di Giulio Albanese
La difesa dei diritti umani trova nell’opera dei missionari nel mondo e in particolare in Africa un impegno costante ed encomiabile, legato indissolubilmente al riconoscimento della dignità della persona umana creata a immagine e somiglianza di Dio. Da tale legame non si può prescindere nell’esame di un argomento, quello appunto dei diritti umani, complesso e non di rado controverso, se non relegato alle semplici affermazioni di principio senza incarnarsi nella storia concreta delle persone e dei popoli. Una chiave di lettura per comprendere la peculiarità rappresentata oggi da questo aspetto della missione ad gentes la offrì qualche anno fa il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, intervenendo all’VIII Simposio internazionale sul tema Diritti fondamentali e conflitti fra diritti (Libera Università Maria Santissima Assunta, 15-16 novembre 2018): «La tentazione moderna è di accentuare molto la parola “diritti”, tralasciando quella più importante: “umani”. Perché, se i diritti perdono il loro nesso con l’umanità, diventano solo espressioni di gruppi di interesse e prevale, come afferma Papa Francesco, “una concezione di persona umana staccata da ogni contesto sociale e antropologico, quasi come una monade sempre più insensibile alle altre monadi intorno a sé”».
Negli ultimi decenni diverse congregazioni religiose, istituti missionari e società di vita apostolica hanno dato lustro alla causa del Regno di Dio prodigandosi nell’affermare la pace e la giustizia, che del rispetto dei diritti umani sono espressione, laddove questi valori fossero sconfessati. Si tratta di un’azione capillare, con tanti attori spesso sconosciuti ma non meno rilevanti delle figure di spicco delle quali è doveroso fare memoria. Tra esse si colloca una religiosa irlandese, suor Majella McCarron, per la sua straordinaria testimonianza, ancora oggi di grande attualità. Spentasi all’età di 84 anni nel 2024, fervente attivista per la giustizia ambientale e sociale e per i diritti dei migranti, questa valente missionaria collaborò a stretto contatto con l’indimenticabile intellettuale nigeriano Ken Saro-Wiwa fino alla sua esecuzione nel novembre 1995.
Come ha ricordato la scrittrice Noo Saro-Wiwa, figlia di Ken, questa missionaria ha tenuto alto il morale del padre durante la sua detenzione sotto la dittatura militare in Nigeria attraverso le lettere che si scrivevano a vicenda. È bene rammentare che Saro-Wiwa e altri otto membri del Movimento per la sopravvivenza del popolo Ogoni erano stati incarcerati a causa della loro campagna non violenta contro la distruzione ambientale della zona Ogoni nel Delta del Niger da parte della Royal Dutch Shell. «Preservando fedelmente la loro corrispondenza, suor Majella ha contribuito a mantenere viva l’eredità di mio padre e ha fornito alla sua famiglia e al mondo preziosi spunti sui suoi pensieri ispiratori», ha sottolineato Noo Saro-Wiwa. Chi scrive, negli anni ’90 era corrispondente da Nairobi (Kenya) della Radio Vaticana e diede la notizia dell’esecuzione di Ken proprio grazie a un fax che la religiosa gli fece pervenire.
Suor McCarron nacque a Derrylin, nella contea irlandese di Fermanagh, ed entrò a far parte dell’Istituto missionario di Nostra Signora degli Apostoli (Nsa) nel 1956. Studiò scienze all’University College Cork e poi fu inviata dalla sua congregazione in Nigeria dove insegnò per trent’anni, inizialmente alla scuola secondaria di Santa Teresa a Ibadan e in seguito alle università di Lagos e Ibadan. Qui completò gli studi post-laurea, acquisendo una maggiore consapevolezza della politica e dell’economia della sua terra di missione, un paese che aveva sofferto disordini, colpi di stato e dittature militari. Nel 1990, conoscendo la grande sensibilità di suor Majella per la causa dei poveri, il suo istituto le chiese di svolgere un delicato compito in difesa del gruppo etnico degli Ogoni. L’Nsa era entrato a far parte dell’Africa Europe Faith and Justice Network (Aefjn) con sede a Bruxelles, una rete internazionale basata sulla fede presente in Africa e in Europa. Fondata nel 1988 per fare tra l’altro pressione sull’Unione europea a nome delle comunità locali africane colpite negativamente dalle imprese europee, l’Aefjn ha da sempre evidenziato i problemi nelle relazioni economiche e politiche tra Europa e Africa.
La religiosa incontrò Saro-Wiwa per la prima volta tramite Lynn Chukura, un membro di spicco dell’Associazione degli autori nigeriani di cui Saro-Wiwa era stato presidente. Visitò il suo ufficio a Lagos per offrire il sostegno dell’Aefjn alla sua campagna. Viaggiò in lungo e in largo attraverso il Delta del Niger per visitare i villaggi Ogoni distrutti nel 1993 e si impegnò nel fare pressione per ottenere aiuti dall’Ue con il sostegno delle Figlie della Carità di Port Harcourt e di un’autorevole organizzazione non governativa, Trócaire, con sede a Dublino. La religiosa collaborò attivamente anche con il Jesuit Refugee Service (Jrs) e molte altre organizzazioni.
Tale era la fiducia che si sviluppò tra Saro-Wiwa e suor McCarron che, quando gli venne conferito il Right Livelihood Award nell’ottobre del 1994, lei si recò a Stoccolma per ritirarlo e pronunciò il suo discorso di accettazione. Il 10 novembre 1995 Saro-Wiwa fu impiccato a seguito di un’ingiusta sentenza emessa da un tribunale militare, insieme a Saturday Dobee, Nordu Eawo, Daniel Gbooko, Paul Levera, Felix Nuate, Baribor Bera, Barinem Kiobel e John Kpuine, accusati sulla base di prove false. Suor Majella era tornata in Irlanda in quel momento e il suo shock fu mitigato solo dalla consapevolezza di aver conservato tutta la loro corrispondenza. Nel 2010 vinse il Global Achievers Award per la Nigeria per i suoi «risultati visionari nell’istruzione, nell’umanitarismo e nell’ambiente». Nel 2011 donò il carteggio con Saro-Wiwa alla biblioteca dell’Università di Maynooth. Silence Would be Treason, una raccolta della corrispondenza, venne pubblicata nel 2013. La biblioteca ha poi diffuso una seconda edizione, insieme a un archivio audio. Successivamente, collaborando con Ogoni Solidarity Ireland, McCarron condusse una campagna a favore di altri venti detenuti Ogoni e diede in patria il suo sostegno per la preservazione della baia di Broad Haven, nel nord-ovest del Mayo, bellezza mozzafiato dell’Irlanda occidentale. In questo caso si mobilitò in difesa degli attivisti della comunità locale contrari alla metodologia utilizzata da Shell Ireland e dai partner del gas Corrib per pompare a terra il gas non raffinato. Suor Majella svolse il suo ministero anche come coordinatrice per la giustizia, la pace e l’integrità del creato presso l’Unione missionaria irlandese dal 1995 al 2002 e come segretaria nazionale della Pontificia opera missionaria dal 2002 al 2005.
Molti, come la professoressa Donncha O’Connell, della facoltà di giurisprudenza dell’Università di Galway, la ricordano come «una grande sostenitrice dei diritti dei rifugiati e dei richiedenti asilo». L’ex alunna nigeriana Philippa Ademuyiwa e la responsabile provinciale irlandese del suo istituto, suor Mary Crowley, l’hanno descritta come una «donna straordinaria». In una poesia a lei dedicata, Ken Saro-Wiwa ha scritto: «Cosa, mi chiedo spesso, unisce / la contea di Fermanagh e Ogoni? / Ah, beh, dev’essere l’agonia / La fame di giustizia e pace / Che ha unito i nostri ricordi / A un cammino di fede».
Chi ha avuto la fortuna di conoscere suor Majella McCarron sapeva che l’Africa era il suo amore e che l’affermazione della giustizia era il modo più efficace per volerle bene. Una testimonianza la sua di grande attualità e di incoraggiamento per le giovani Chiese africane.