· Città del Vaticano ·

La Giornata internazionale per le vittime di atti di violenza basati sulla religione

In India nubi minacciose sulla coesistenza pacifica

 In India nubi minacciose sulla coesistenza pacifica  QUO-192
22 agosto 2025

Organizzazioni civili e religiose denunciano una sempre più diffusa intolleranza contro le minoranze


di Paolo Affatato

Percosse a sacerdoti e catechisti nello stato di Odisha (ex Orissa); irruzione di militanti radicali indù in un antico santuario musulmano nel distretto di Fatehpur, in Uttar Pradesh; discorsi pubblici di parlamentari che promettono ricompense in denaro a quanti aggrediscono i cristiani. Sono tra gli ultimi episodi di violenza, fisica o verbale, motivati dall’ostilità religiosa avvenuti in India, nazione dove il nazionalismo religioso, promosso da gruppi estremisti animati dall’ideologia radicale dell’hindutva (“induità”), continua a penalizzare le minoranza religiose, in special mondo quelle più consistenti, ovvero i musulmani (oltre 170 milioni) e i cristiani (circa 28 milioni) in una nazione che conta più di 1,2 miliardi di abitanti.

In occasione della Giornata internazionale per le vittime di violenza basata sul credo religioso, fissata dall’Onu il 22 agosto, organizzazioni della società civile indiana mettono in luce l’aumento degli episodi di violenza su base religiosa generati da un’ideologia suprematista che predica “l’India agli indù” e innesca violenza gratuita su esponenti delle comunità minoritarie. I vescovi indiani hanno manifestato di recente tutta la loro amarezza condannando il doloroso attacco subito il 6 agosto da due sacerdoti cattolici e un catechista a Jaleswar, nello stato di Odisha, in India orientale. L’aggressione è avvenuta mentre padre Lijo Nirappel, parroco della chiesa di San Tommaso, in compagnia di un altro sacerdote, due suore e un catechista, stava tornando in parrocchia dopo aver celebrato una messa funebre in un villaggio vicino. Una folla di circa settanta persone ha teso un agguato al gruppo fermando e picchiando i sacerdoti e il catechista, accusandoli di aver compiuto conversioni religiose. La Chiesa locale nota con preoccupazione «la palese violazione dei diritti costituzionali e della dignità umana delle minoranze», sottolineando che «la crescente tendenza alla violenza di massa rappresenta una grave minaccia per la sicurezza e la coesistenza pacifica di tutte le comunità».

Nello stato di Odisha da circa un anno è al governo la formazione nazionalista Bharatiya Janata Party (Bjp), a cui appartiene il primo ministro federale indiano Narendra Modi, indicato dagli osservatori come partito che fornisce “copertura politica” alle violenze, garantendo di fatto una sostanziale impunità a militanti e aggressori, il che fa sì che non smettano gli abusi. Le recenti brutalità hanno riportato a galla un capitolo doloroso della storia della Chiesa indiana: quello dei massacri anticristiani avvenuta in Odisha nel 2007 e 2008, autentici pogrom che causarono la morte di cento fedeli, la distruzione di 360 chiese e 5600 case, lo sfollamento di oltre 60.000 persone. Riconoscendo la testimonianza di fede offerta in quel frangente, la Chiesa cattolica indiana ha ricavato storie di martirio e avviato la causa di beatificazione dei cosiddetti “35 martiri di Kandhamal” uccisi in odium fidei in Odisha: il 25 agosto di ogni anno si celebra la “Giornata della memoria” dedicata alle vittime dei massacri.

Forte indignazione ha suscitato l’episodio della violazione di un santuario musulmano nel distretto di Fatehpur, in Uttar Pradesh, da parte di gruppi che vi hanno tenuto alcuni rituali induisti, sostenendo che la struttura fosse in realtà un tempio induista distrutto dai musulmani. Gli aggressori erano membri del Bharatiya Janata Party e del Vishwa Hindu Parishad, organizzazione che mobilita una rete di militanti pronti alla violenza. L’approccio ricorda molto quello del caso della moschea di Ayodhya, demolita da estremisti indù nel 1992, che diede il via a una sanguinosa scia di scontri tra indù e musulmani.

Lo scenario desta preoccupazione a tutti i livelli: secondo lo United Christian Forum (Ucf), nel 2024 si sono verificati 834 attacchi contro i cristiani, in costante aumento rispetto ai 151 del 2014, ai 505 del 2021 e ai 734 del 2023. «Ogni giorno in India più di due cristiani vengono presi di mira semplicemente per praticare la loro fede», ha osservato l’Ucf. E le parole d’odio, come quelle pronunciate pubblicamente da Gopichand Padalkar, parlamentare dello stato di Maharashtra, non fanno altro che infiammare gli animi. I cristiani indiani citano al riguardo il Codice penale del 2023 che punisce gli «atti promotori di inimicizia tra gruppi diversi e che minacciano l’unità e l’integrità della nazione», invocando il rispetto, la giustizia e la libertà garantiti dalla Costituzione.