· Città del Vaticano ·

Israele approva un piano di insediamenti massicci che taglierebbe la Cisgiordania in due e avvia l’invasione di terra di Gaza City. Guterres: «Gli insediamenti costituiscono una violazione del diritto internazionale»

Minacce al processo di pace

 Minacce  al processo di pace  QUO-191
21 agosto 2025

Tel Aviv, 21. «Una minaccia esistenziale alla soluzione dei due Stati». Così Stéphane Dujarric, portavoce del Segretario generale della Nazioni Unite, ha definito la decisione del Comitato superiore di pianificazione di «concedere l’approvazione per oltre 3.400 unità abitative nell’area E1 della Cisgiordania occupata». Decisione condannata in una dichiarazione diffusa questa mattina, perché questo piano «taglierebbe la Cisgiordania settentrionale da quella meridionale e avrebbe gravi conseguenze per la continuità territoriale del Territorio Palestinese Occupato». «Gli insediamenti israeliani nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est, costituiscono una violazione del diritto internazionale — si legge nella nota — e sono in contrasto diretto con le risoluzioni delle Nazioni Unite. Il Segretario generale ribadisce il suo appello al Governo di Israele affinché interrompa immediatamente ogni attività di insediamento, rispetti pienamente i suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale e agisca in conformità con le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite e con quanto stabilito dalla Corte Internazionale di Giustizia nel suo Parere Consultivo del 19 luglio 2024».

Il progetto, approvato ieri, prevede la costruzione di insediamenti illegali in una porzione di territorio (blocco E1, East1) che unirebbe così Gerusalemme Est alla colonia massiccia di Ma’ale Adumim, ai bordi del deserto della Giudea. Si parla di un’area di circa 12 chilometri quadrati sulla quale, nelle intenzioni del governo israeliano, dovranno sorgere le oltre 3.400 unità abitative per i coloni, che andrebbero a unirsi ai circa 40.000 abitanti che già risiedono nell’insediamento di Ma’ale Adumim. La realizzazione di questo piano porterebbe dunque a una ulteriore frammentazione della Cisgiordania, dividendo la regione di Ramallah al nord, da quella di Betlemme al sud. Gli spostamenti e la vita quotidiana dei palestinesi sarebbero dunque complicati ulteriormente, a fronte di un diritto al movimento già compromesso dai frequenti checkpoint di controllo israeliano nelle strade e dalla preesistente frammentazione territoriale, frutto di decenni di costruzioni di altri insediamenti israeliani illegali, in cui vivono circa 700.000 coloni, considerando anche quelli di Gerusalemme Est.

Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze di Israele, ha definito «storica» la decisione di approvare il piano di nuove case nel blocco E1, sottolineando che si tratta di «un passo significativo che cancella praticamente l’illusione dei due Stati e consolida il controllo del popolo ebraico sul cuore della Terra di Israele». «Lo Stato palestinese — ha aggiunto — viene cancellato dal tavolo non con slogan, ma con i fatti. Ogni insediamento, ogni quartiere, ogni unità abitativa è un altro chiodo nella bara di questa idea pericolosa».

Dura la condanna dell’Autorità Palestinese: «La decisione israeliana trasforma la Cisgiordania in una vera e propria prigione». Il governo palestinese ha inoltre avvertito che questo progetto rischia di compromettere definitivamente la prospettiva di una soluzione negoziata al conflitto, «frammentando l’unità geografica e demografica dello Stato palestinese».

«La decisione delle autorità israeliane di portare avanti il piano di insediamento E1 — ha affermato il Servizio di azione esterna dell'Ue — compromette ulteriormente la soluzione dei due Stati e costituisce una violazione del diritto internazionale. L’Ue esorta Israele a rinunciare a tale decisione, sottolineandone le profonde implicazioni e la necessità di valutare misure volte a salvaguardare la fattibilità della soluzione dei due Stati».

Intanto a Gaza City è iniziata l’invasione di terra dell’esercito israeliano. «Abbiamo iniziato le operazioni preliminari — ha annunciato nella notte il portavoce delle Idf, il generale Effie Defrine — e le nostre forze già controllano la periferia della città». Sarebbero centinaia i palestinesi in fuga dai sobborghi di Zeitoun e Sabra, che si starebbero muovendo verso la parte nordoccidentale di Gaza City. Per le massicce operazioni di invasione Israele ha richiamato in servizio circa 60.000 riservisti.

Anche in questo caso è intervenuto il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che si trova in Giappone alla nona Conferenza internazionale di Tokyo sullo sviluppo africano. «È fondamentale raggiungere subito un cessate-il-fuoco — ha affermato Guterres — per evitare le morti e la distruzione che un’operazione militare contro Gaza City inevitabilmente causerebbe».

Nella Striscia di Gaza il bilancio delle ultime 24 ore è di almeno 70 morti, fra cui 18 persone che erano in cerca di aiuti, e 356 feriti. Lo riferisce il ministero della Sanità di Gaza, precisando che questo porta il bilancio complessivo dall'inizio della guerra a 62.192 palestinesi morti e 157.114 feriti.

Intanto, secondo il Cogat, l’organismo del ministero della Difesa che coordina le questioni umanitarie nella Striscia, oltre 250 camion carichi di aiuti umanitari sono entrati ieri nella Striscia di Gaza attraverso i valichi di Kerem Shalom e Zikim.