· Città del Vaticano ·

Trump riceve Zelensky e i leader europei a Washington, poi chiama Putin: probabile un bilaterale
tra Kyiv e Mosca. Gli Usa s’impegnano a garantire la sicurezza dell’Ucraina

Spiragli di pace

Ukrainian President Volodymyr Zelenskiy speaks during a meeting with U.S. President Donald Trump, ...
19 agosto 2025

Sono almeno tre i motivi per cui i colloqui organizzati ieri alla Casa Bianca tra i leader di Stati Uniti, Ucraina ed Europa possono essere considerati veri e propri spiragli di pace. Anzitutto, c’è il risultato più importante che lo stesso presidente Usa, Donald Trump, ha annunciato ieri all’omologo ucraino, Volodymyr Zelensky, nello Studio Ovale: Washington avrà un ruolo nel garantire la futura sicurezza dell’Ucraina per evitare che nuovi attacchi, e dunque nuove guerre, possano essere sferrati contro il Paese aggredito lo scorso 24 febbraio 2022 dalla Russia. «Gli europei sono la prima linea di difesa perché si trovano in Europa — ha infatti detto Trump —, anche noi li aiuteremo. Saremo coinvolti quando sarà il momento, ma ci sarà molto, molto aiuto».

Sono state proprio le garanzie di sicurezza per il Paese aggredito il tema di cui più si è dibattuto nel secondo round di colloqui, avviato poco dopo le 21, fra Trump, Zelensky e i rappresentanti di Francia, Germania, Regno Unito, Italia, Finlandia, Nato e Unione europea. Il Regno Unito e la Francia in particolare hanno proposto una cosiddetta “forza di rassicurazione” da dispiegare in Ucraina qualora si raggiungesse un accordo di pace, così da scoraggiare eventuali futuri attacchi da parte della Russia, mentre Trump già lunedì, attraverso un post sui social, aveva menzionato un ruolo di coordinamento da parte degli Stati Uniti. In effetti, diversi funzionari europei hanno riferito ai media americani che, ieri, Trump e i leader del Vecchio Continente avrebbero concordato di formare una task force, guidata dal segretario di Stato Usa, Marco Rubio, e formata da consiglieri per la sicurezza nazionale e da funzionari Nato, per redigere le garanzie di sicurezza per l’Ucraina. Queste sarebbero divise in quattro componenti: presenza militare, difese aeree, armamenti e monitoraggio della cessazione delle ostilità.

«Gli Stati Uniti potrebbero mandare supporto logistico, satellitare o di intelligence — chiarisce ai media vaticani Federico Petroni, analista per la rivista italiana di geopolitica “Limes” ed esperto degli Stati Uniti —. Molti stanno menzionando l’articolo cinque della Nato. Che però, va ricordato, non obbliga a inviare soldati nel Paese aggredito. L’articolo cinque obbliga piuttosto i membri Nato a riunirsi per stabilire le misure più appropriate per rispondere a un attacco o a un’invasione, ciascuno secondo le proprie modalità. Un impegno diretto non è dunque scontato né immediato».

L’interesse statunitense verso Kyiv sta crescendo non, secondo Petroni, «per ragioni interne perché storicamente le questioni di politica estera negli Usa non portano grande consenso», bensì per «la strategia complessiva: liberare risorse militari dall’Europa così da concentrarle altrove, mettere un cuneo tra Russia e Cina e, di riflesso, capire se Mosca e Washington possono lavorare assieme».

Subito dopo il colloquio con Zelensky e con i leader europei, Trump ha infatti chiamato il presidente russo, Vladimir Putin. I colloqui organizzati ieri alla Casa Bianca si sono dunque conclusi con l’avvio di preparativi per un incontro prima bilaterale tra Putin e Zelensky — cui poi seguirà un vertice trilaterale con Trump. Ecco il secondo motivo per cui ieri si sono aperti nuovi spiragli di pace: il ritorno al dialogo. Il bilaterale Putin-Zelensky potrebbe svolgersi in Ungheria, secondo una fonte dell’amministrazione Usa citata da Reuters e ripresa da Meduza. Il Cancelliere tedesco, Friedrich Merz, ha anticipato che l’incontro bilaterale potrebbe essere organizzato entro le prossime due settimane. E il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, citato stamane dalla Tass, ha fato sapere che la Russia non è contraria a tenere alcun incontro per la pace in Ucraina, «a livello bilaterale o trilaterale».

L’ultimo motivo per cui si può credere a uno spiraglio di pace è proprio il coinvolgimento del Vecchio Continente che, sebbene si sia presentato a Washington in formato ristretto, è stato comunque ascoltato e valorizzato da Trump. «Pur senza ignorare lacune e limiti della diplomazia dei Paesi europei, sono tuttavia meno negativo di molti commentatori che ritengono gli europei fuori gioco nella guerra in Ucraina — osserva da Parigi Jean-Baptiste Noe, caporedattore della rivista francese di geopolitica «Conflits» — gli attori principali restano Trump e Putin, ma il vertice di ieri a Washington ha dimostrato che gli europei sono stati capaci di proporre un piano di pace e di sicurezza per l’Ucraina e di parlare con una voce unita».

Non mancano certo le controversie, a cominciare da quale territorio potrebbe essere ceduto alla Russia. Una mappa dell’Ucraina preparata dagli Stati Uniti e visionata da Trump e Zelensky mostrava che la regione di Donetsk, richiesta da Mosca e dove si concentrano alcune delle difese più robuste di Kyiv, era già al 76 per cento sotto controllo russo. Zelensky, durante i colloqui, non ha escluso del tutto l’ipotesi di scambi territoriali in modo «proporzionale», ma ha sottolineato che sarebbe molto difficile spostare intere popolazioni e aggirare il divieto costituzionale ucraino di cedere territori. Ciò dovrebbe essere affrontato in eventuali negoziati trilaterali, mentre però sul terreno le Forze armate russe continuano il loro attacco: nella notte sono stati colpiti 16 insediamenti nella regione di Kharkiv, causando sei feriti. La Cnn ha detto che almeno otto persone sono state uccise e 54 sono rimaste ferite in seguito agli attacchi russi lanciati in tutta l’Ucraina nelle ultime 24 ore. E resta così proprio il tempo l’incognita più grande che s’annida in mezzo agli spiragli di pace aperti ieri. (guglielmo gallone)