· Città del Vaticano ·

Dove il seme del Vangelo ha fatto meravigliosi progressi e dove il dono della vita del Nunzio Apostolico Courtney sta portando frutti di pace

Il viaggio in Burundi
del Cardinale
Segretario di Stato
Pietro Parolin

 Il viaggio in Burundi del Cardinale Segretario di Stato  Pietro Parolin   QUO-188
18 agosto 2025

La celebrazione della solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria in Burundi ha coinciso con l’elevazione a Basilica Minore della Parrocchia di Sant’Antonio di Padova, nel cui territorio si trova il Santuario nazionale mariano di Mugera, che appartiene all’Arcidiocesi di Gitega.

Alla celebrazione presieduta dal Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, hanno partecipato i Vescovi del Paese, il Nunzio Apostolico in Burundi e il suo Collaboratore diplomatico, centinaia di sacerdoti, religiosi e religiose e migliaia di fedeli. Il Governo del Burundi era rappresentato dal Presidente della Repubblica, il Signor Évariste Ndayishimiye.

Il Santuario mariano di Mugera, dove la gente prega Notre Dame de Lourdes, che ricorda la consacrazione del Burundi alla Vergine Maria, Regina della Pace, il 15 agosto 1961, e dove Dio ha concesso molte grazie per l’intercessione della Vergine Maria, continua ad essere luogo in cui ogni anno migliaia di fedeli si recano in pellegrinaggio per implorare il dono della pace per il Paese e per il mondo. Il pellegrinaggio annuale ininterrotto sottolinea che la consacrazione alla Vergine è l’espressione della fede crescente della Chiesa del Burundi, del suo desiderio di rifugiarsi sotto la protezione della Madre del Cielo e lasciarsi guidare attraverso di Lei da Suo Figlio Gesù Cristo.

Ciò che più colpisce del santuario di Mugera è come una piccola Grotta con pietre africane, che vuole emulare la grotta di Lourdes, possa attrarre una folla immensa di pellegrini che vengono a Mugera per trovare speranza e pregare la loro Madre del cielo perché faccia fiorire sulla terra la pace nei cuori e illumini le menti dei Governanti a scegliere vie di pace per il mondo.

Tutti i fedeli di questo amato Paese, che ha conosciuto tante prove e non ha mai rinunciato a vivere nella speranza, manifestano in questo luogo la loro fede perché gli uomini di buona volontà proseguano con coraggio e abnegazione i loro sforzi al fine di giungere alla pace tanto desiderata. Per questo motivo, anche il Cardinal Parolin, nella sua omelia, ha rivolto con forza un nuovo appello a superare i propri interessi personali di modo che, con rinnovato ardore, nel mondo ci si metta al servizio del bene comune perché nei luoghi di guerra, dove tante persone da così lungo tempo sopportano prove e privazioni, si possa tornare ad aspirare di vivere con dignità e in sicurezza.

Il giorno precedente, il Cardinale Parolin si è recato a Minago per benedire un monumento sul luogo dove, il 29 dicembre 2003, fu ucciso in un agguato mentre tornava verso casa, SE Mons. Michael Courtney, sacerdote irlandese Nunzio Apostolico in Burundi.

Il Cardinale Parolin ha ricordato che Mons. Courtney ha camminato con il popolo del Burundi in anni difficili e ha sempre lavorato a favore della riconciliazione e della pace; operando verso tutti con pazienza e tenacia, per comunicare la visione di una pace possibile, e rendendosi vicino a tutti, incurante della propria vita.

Il 1° gennaio 2004, San Giovanni Paolo II ricordò l’Arcivescovo Courtney con queste parole: «Per il cristiano “proclamare la pace è annunziare Cristo che è ‘la nostra pace’ (Ef 2, 14), è annunziare il suo Vangelo, che è ‘Vangelo della pace’ (Ef 6, 15); è chiamare tutti alla beatitudine di essere ‘artefici di pace’ (cfr. Mt 5, 9)” (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, n. 3). Del “Vangelo della pace” era testimone anche Mons. Michael Aidan Courtney, mio rappresentante quale Nunzio Apostolico in Burundi, tragicamente ucciso qualche giorno fa mentre svolgeva la propria missione a favore del dialogo e della riconciliazione. Preghiamo per lui, auspicando che il suo esempio e il suo sacrificio portino frutti di pace in Burundi e nel mondo» (Omelia del Santo Padre, 1° gennaio 2004, n. 3).