Donare sia il pane materiale

In un tempo come quello attuale, «attraversato da molteplici sfide» e dal «dolore per l’ingiustizia e l’esclusione che tanti nostri fratelli soffrono», occorre muoversi, spinti da un solo amore, «a donare sia il pane materiale sia il Pane della Parola», in grado di risvegliare fame del Pane del cielo, che «solo la Chiesa può dare, per mandato e volontà di Cristo, e che nessuna istituzione umana, per quanto ben intenzionata sia, può sostituire». Così scrive Leone XIV in un messaggio ai partecipanti alla Settimana sociale svoltasi a Lima, in Perú, dal 14 al 16 agosto, sul tema «Camminando insieme con speranza per il bene comune». Di seguito, una traduzione di lavoro del testo diffuso in spagnolo venerdì scorso, 15 agosto, solennità dell’Assunzione della beata Vergine Maria.
Saluto cordialmente i partecipanti alla Settimana Sociale, che si svolge a Lima dal 14 al 16 agosto. Ringrazio i miei fratelli Vescovi per avermi invitato a condividere alcune riflessioni con tutti loro.
È evidente, a chiunque ripercorra la storia del Perú, che quelle terre sono state accompagnate da un disegno particolare della Provvidenza, soprattutto per quanto riguarda la nostra fede cattolica, che è sempre stata professata in armonia con la cura e il servizio ai più bisognosi. Solo così si può comprendere la “densità di santità” che caratterizza questa nazione, così vicina al mio ministero e alla mia preghiera. Le testimonianze di vita mistica in santa Rosa da Lima, di ardente carità in san Martín de Porres, e di amore per i poveri in san Juan Macías, parlano di una presenza vigorosa e feconda del Vangelo, che non ha mai trascurato la preghiera per servire il prossimo, né ha dimenticato i piccoli mentre esaltava e abbelliva il culto dovuto al Dio eterno.
A questo proposito, sono illuminanti le parole di san Paolo VI nella canonizzazione di Juan Macías: egli «univa tutti nella carità, lavorando a favore di un umanesimo pieno. E tutto questo perché amava gli uomini, perché in loro vedeva l’immagine di Dio. Quanto vorremmo ricordarlo a tutti coloro che oggi lavorano tra i poveri e gli emarginati! Non bisogna allontanarsi dal Vangelo, né infrangere la legge della carità per cercare attraverso cammini di violenza una maggiore giustizia. C’è nel Vangelo una potenzialità sufficiente a far germogliare forze rinnovatrici che, trasformando gli uomini dall’interno, li spingono a cambiare tutto ciò che è necessario nelle strutture, per renderle più giuste, più umane» (Omelia, 28 settembre 1975).
Accanto a queste tre grandi testimonianze di vita cristiana che ci hanno lasciato il XVI e il XVII secolo, e ad altre che potrebbero essere menzionate, come non ricordare il ministero episcopale di san Toribio de Mogrovejo, spagnolo di nascita, ma evidentemente peruviano per la sua attività missionaria e il suo immenso lavoro pastorale? Nel corso del suo episcopato fondò un centinaio di parrocchie, convocò un Concilio Panamericano, due consigli provinciali e dodici sinodi diocesani; tutto questo mentre usava ogni giorno il meglio delle sue forze a favore degli abbandonati e di coloro che abitavano quelle regioni geografiche o culturali che il mio predecessore, Papa Francesco, chiamava «le periferie». Possiamo dire che Toribio fu, nel XVI secolo, il simbolo episcopale dell’autentica sinodalità e del Vangelo offerto nelle periferie. Le terre peruviane lo hanno visto non solo nel fragore di un’azione apostolica che ancora oggi ci stupisce, ma anche nella quiete del suo volto sereno e nel suo aspetto raccolto e devoto, che mostravano bene da dove gli venisse quella forza: da un’intensa preghiera e unione con Dio.
Contempliamo ora il nostro tempo, attraversato da molteplici sfide in campo economico, politico e culturale. Il dolore per l’ingiustizia e l’esclusione che affliggono tanti nostri fratelli spinge tutti noi battezzati a dare una risposta che, come Chiesa, deve corrispondere ai segni dei tempi dalle viscere del Vangelo. Per questo urge la testimonianza dei santi di oggi, cioè di persone che rimangano unite al Signore, come i tralci alla vite (cfr. Gv 15, 5). I santi non sono infatti ornamenti di un passato barocco; nascono da una chiamata di Dio a costruire un futuro migliore. Comprendiamo, allo stesso tempo, che ogni azione sociale della Chiesa deve avere come centro e obiettivo l’annuncio del Vangelo di Cristo, in modo tale che, senza trascurare l’immediato, conserviamo sempre la consapevolezza della direzione propria e ultima del nostro servizio. Infatti, se non diamo Cristo integro, daremo sempre estremamente poco.
Cari fratelli e sorelle: non sono due amori, ma uno solo e unico, quello che ci spinge a donare sia il pane materiale sia il Pane della Parola che, a sua volta, per il suo stesso dinamismo, dovrà suscitare fame del Pane del cielo, quello che solo la Chiesa può dare, per mandato e volontà di Cristo, e che nessuna istituzione umana, per quanto ben intenzionata sia, può sostituire. Da parte nostra, non smettiamo di ricordare le parole dell’Apostolo delle genti: «Non stanchiamoci di fare il bene, perché se non ci stanchiamo, a tempo debito raccoglieremo» (Gal 6, 9).
Con l’auspicio che questi giorni siano fruttuosi e contribuiscano a dare nuovo slancio alla pastorale sociale nella cara Chiesa peruviana, imparto di cuore a tutti l’implorata Benedizione Apostolica.
Vaticano, 4 agosto 2025
LEONE PP. XIV