· Città del Vaticano ·

Il patriarca Pizzaballa nella solennità dell’Assunzione di Maria

C’è un drago da sconfiggere restando custodi
del seme di vita

 C’è un drago da sconfiggere restando custodi del seme di vita  QUO-188
18 agosto 2025

di Giovanni Zavatta

Il drago non prevarrà, la sua potenza mortale «non avrà l’ultima parola sulla vita e sulla storia»; continuerà a imperversare ma «sappiamo che prima o poi sarà vinto». Ecco perché occorre adesso più che mai «sopportare», resistere, conviverci, «avere fiducia», mantenere la speranza. Il drago — l’«enorme drago rosso con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi» (Apocalisse, 12, 3) — è la raffigurazione del potere del male nel mondo, di Satana, che «non cesserà mai di affermarsi e accanirsi sul mondo», continuerà a «essere presente nella nostra vita». Nell’omelia della messa per la solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, celebrata il 15 agosto nel monastero benedettino di Abu Gosh, il cardinale patriarca di Gerusalemme dei Latini, Pierbattista Pizzaballa, mettendo in relazione il brano della Bibbia con la situazione attuale in Terra Santa, con sincerità non ha nascosto le asperità ancora presenti lungo il cammino: «Tutti vogliamo che questa situazione di guerra e le conseguenze sulla vita delle nostre comunità finiscano quanto prima, e dobbiamo fare tutto il possibile perché questo avvenga, ma non dobbiamo farci illusioni. La fine della guerra non segnerebbe comunque la fine delle ostilità e del dolore che esse causeranno. Dal cuore di molti continuerà ancora a uscire desiderio di vendetta e di ira. Il male che sembra governare il cuore di molti non cesserà la sua attività ma sarà sempre all’opera».

Che fare, dunque? «In questo nostro mondo violento e dominato da tanto male», ha risposto Pizzaballa, «noi Chiesa, noi comunità di credenti, siamo chiamati a porre un seme di vita». In un contesto di morte e distruzione, «vogliamo continuare ad avere fiducia, ad allearci con le tante persone che qui hanno ancora il coraggio di desiderare il bene, e creare con essi contesti di guarigione e di vita. Il male continuerà a esprimersi ma noi saremo il luogo, la presenza che il drago non può vincere: seme di vita, appunto». Nel deserto, pochi ma «sempre diversi e mai allineati, saremo il luogo dove Dio provvede, un rifugio custodito da Dio».

Per il patriarca di Gerusalemme dei Latini, «il sangue causato da tutto questo male, il sangue di qualsiasi altro innocente, non solo qui in Terra Santa, a Gaza come in qualsiasi altra parte del mondo, non è dimenticato, non è buttato via in qualche angolo della storia», perché scorre sotto l’altare «mischiato al sangue dell’Agnello, partecipe anch’esso dell’opera di redenzione al quale siamo associati». È proprio quello «il nostro luogo, il nostro rifugio nel deserto». In tal senso l’Assunzione di Maria Vergine, la sua partecipazione totale, corpo e anima, alla vittoria di Cristo «è un anticipo anche del nostro destino di figli di Dio, di battezzati e redenti dal sangue di Cristo. Lei, beata perché ha creduto, ha sperimentato che nella fine si annuncia l’inizio. [...] Alzandoci oggi dalla mensa eucaristica — ha concluso il cardinale — portiamo con noi la certezza della vittoria di Cristo sulla morte, la convinzione che la nostra vita, per quanto possa essere capovolta dagli eventi drammatici di oggi, è comunque il luogo nel quale il drago non prevarrà, perché è una vita bagnata nel sangue dell’Agnello, nell’amore infinito di Dio».

I frati della Custodia di Terra Santa, guidati da padre Francesco Ielpo, hanno celebrato la solennità nella basilica dell’Agonia al Getsemani, aperta da una veglia nel giardino che circonda il luogo di culto e conclusa con la tradizionale processione verso la Tomba della Vergine.