· Città del Vaticano ·

Intervento del cardinale Koovakad a un congresso interreligioso in Cile

Alleanza tra religioni e culture nella promozione della pace

 Alleanza tra religioni e culture  nella promozione della pace  QUO-187
13 agosto 2025

«Religioni e culture svolgono indiscutibilmente un ruolo multiforme e preminente nella costruzione di percorsi di pace», promuovendo e facilitando «il dialogo e la cooperazione tra persone» di differenti visioni del mondo, al fine di costruire una società più giusta, umana e fraterna. Lo ha sottolineato dal cardinale George Jacob Koovakad, prefetto del Dicastero per il Dialogo interreligioso, intervenendo oggi, mercoledì 13 agosto, al Congresso internazionale «Percorsi di pace. Religioni e culture in dialogo» in corso in Cile, per iniziativa dell’Università cattolica di Temuco.

Ricordando che «costruire e promuovere la pace ovunque è un aspetto centrale della missione della Chiesa», il porporato ha sottolineato tre aspetti: in primo luogo, la missione del Pontefice come «costruttore di ponti», poiché «nel corso della storia, i Papi hanno costantemente rimarcato l’importanza del rispetto reciproco, della comprensione, del dialogo e della coesistenza pacifica tra i popoli». E dall’inizio del XX secolo essi hanno anche svolto «un ruolo fondamentale nella risoluzione dei conflitti, invocando la moderazione e la cessazione delle ostilità, sostenendo i negoziati e proponendo piani di pace in seguito a conflitti». Al riguardo, Koovakad ha citato gli appelli alla riconciliazione lanciati dai Pontefici negli anni, insieme alla pubblicazione di diversi «importanti documenti e messaggi volti a promuovere la pace».

In secondo luogo, il cardinale ha evidenziato l’impegno diplomatico della Santa Sede «per la pace, la giustizia e lo sviluppo», aggiungendo come — soprattutto nel periodo attuale — essa abbia «sollevato questioni che spaziano dai diritti umani al disarmo» tanto da emergere come «attore significativo», elogiato «per l’imparzialità e l’attenzione alle questioni umanitarie». Ciò perché — ha detto ancora — quella «della Santa Sede è una diplomazia di pace».

Come ultimo punto, il prefetto del Dicastero ha guardato alla promozione del dialogo interreligioso e interculturale per la pace: «La Santa Sede — ha assicurato — è certa che nel mondo odierno, caratterizzato da un crescente pluralismo religioso e culturale, il dialogo con le religioni e le culture sia fondamentale per promuovere la comprensione, il rispetto per la diversità, la costruzione di ponti e la pace nella società».

Tutto ciò, ha spiegato, si realizza in vari modi: incoraggiando, guidando e assistendo le Chiese locali nella promozione del dialogo interreligioso; organizzando incontri interreligiosi; facilitando la formazione di coloro che potrebbero impegnarsi nel settore; accogliendo e dialogando con delegazioni di diversi gruppi religiosi; avviando un dialogo bilaterale in particolare con i musulmani; inviando messaggi a vari gruppi religiosi in occasione di feste e occasioni significative.

Centrale anche la promozione del dialogo interreligioso «in uno spirito ecumenico di unità e collaborazione», insieme alla facilitazione e alla promozione della collaborazione tra le diverse culture, «al fine di favorire la comprensione reciproca e contribuire alla costruzione di un mondo più inclusivo e armonioso». Un compito, questo, portato avanti nello specifico dal Dicastero per la Cultura e l’educazione.

Allo stesso modo, Koovakad ha ricordato anche l’impegno del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, il quale «interagisce con tutti gli attori della società per difendere e promuovere i diritti umani, la libertà religiosa e la giustizia, in particolare il benessere dei migranti, degli emarginati, dei vulnerabili» e la salvaguardia del creato.

Da tale riflessione, emerge dunque che «è responsabilità condivisa di tutti promuovere una cultura di pace e lavorare per la pace nel mondo», ha concluso il porporato, esortando infine credenti e non credenti a rispondere all’invito di Leone XIV a realizzare la pace «attraverso una riflessione e una prassi ispirate alla dignità della persona e al bene comune».