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Testimoniare la grazia con cuore candido

 Testimoniare la grazia con cuore candido   QUO-180
05 agosto 2025

Essere «testimoni» delle «grandi opere» di Dio nel mondo, con «fede rinnovata e cuore candido come la neve»: questo, nell’Anno Santo in corso, chiedono i pellegrini varcando la Porta Santa di Santa Maria Maggiore. L’ha sottolineato il cardinale arciprete Rolandas Makrickas, celebrando stamani, martedì 5 agosto, l’anniversario della dedicazione della basilica papale e la solennità della Madonna della Neve. Ripercorrendo la storia del primo santuario mariano dell’Occidente, il porporato ha ricordato come la basilica sia stata edificata da Papa Liberio e dal patrizio Giovanni, in seguito ad un sogno, in cui la Madonna chiese loro che sul colle dove fosse caduta la neve, costruissero una chiesa a Lei intitolata. Così, secondo la tradizione, nella caldissima notte tra il 4 e 5 agosto 358 la neve cadde sull’Esquilino, e lì Liberio avrebbe tracciato sulla neve stessa le proporzioni della nuova chiesa.

«Ogni anno, migliaia di fedeli rimangono stupiti e ispirati dalla nevicata dei petali bianchi di rosa che cadono dal soffitto della nostra basilica. Oggi anche tutti noi siamo testimoni di quel segno», ha detto Makrickas facendo riferimento alla rievocazione dell’evento miracoloso della «nevicata» avvenuta in mattinata e che si ripeterà questo pomeriggio, nel corso dei secondi vespri presieduti dall’arcivescovo Edgar Peña Parra, sostituto della Segreteria di Stato.

L’arciprete ha dunque rimarcato che la neve — fenomeno atmosferico che suscita «ammirazione» e «stupore» — può essere intesa come «simbolo della grazia», cioè di una realtà che unisce «bellezza e gratuità»: è qualcosa che non si può «meritare, né tanto meno comprare, si può solo ricevere in dono». Quest’ultimo, in quanto tale, è del tutto «imprevedibile», proprio come una nevicata a Roma in piena estate: di qui, l’invito a non perdere le «capacità di ammirare e di stupirsi», che rientrano nell’esperienza stessa della fede.

La neve, ha continuato, richiama anche «la bianchezza, il candore», segni di appartenenza al mondo celeste: ne parlano i Vangeli descrivendo la Trasfigurazione e gli angeli nella tomba di Gesù al mattino della risurrezione.

Lo stupore, l’ammirazione e la bianchezza — come purezza, grazia e manifestazione della vicinanza di Dio — sono realtà che Makrickas ha definito «molto suggestive» e «tutte riunite in Maria».

La Vergine «ingrandisce le opere del Signore»: non le proprie difficoltà e preoccupazioni — ha chiarito il porporato — ma il Signore. E se c’è sempre la tentazione di lasciarsi sovrastare dalle paure, la Madonna mostra che «non è questa la strada giusta per noi», mettendo Dio come «prima grandezza della vita: da qui scaturisce il Magnificat, da qui nasce la gioia di credere e di vivere».

Anche perché la gioia, ha evidenziato, nasce «non dall’assenza dei problemi» ma dalla «fede nella presenza di Dio che ci aiuta, che è vicino a noi».

Infine, la chiamata, sulle orme di Maria — che si riconosce piccola — a ricordare le «grandi cose che il Signore compie nella nostra vita, nella vita della Chiesa e nel mondo».