
di Debora Donnini
Stupore e gratitudine sono le prime emozioni che si provano nel vedere «un fiume» di ragazzi, prima, e ragazze, poi, camminare veloci, alcuni correre verso il palco, passando nel corridoio centrale della spianata di Tor Vergata per ricevere una benedizione dai cardinali e vescovi presenti, manifestando così la disponibilità a verificare la loro vocazione al sacerdozio o alla vita consacrata.
È quanto avvenuto ieri, lunedì 4 agosto, durante la chiamata vocazionale al termine della Liturgia della Parola nell’incontro che il Cammino Neocatecumenale organizza, di solito, il giorno dopo la Messa del Papa in occasione delle Giornate mondiali della gioventù. I ragazzi del Cammino sono dunque tornati nella stessa spianata di Tor Vergata dove avevano partecipato ai riti conclusivi del Giubileo dei giovani.
In 120 mila dai cinque continenti hanno sfidato ancora una volta caldo e stanchezza, accompagnati dai catechisti dopo aver compiuto un pellegrinaggio annunciando il Vangelo fino a Roma. I più numerosi sono gli italiani, 22 mila, gli spagnoli, 17 mila, e gli statunitensi, 11 mila. Commovente la partecipazione dall’Ucraina: circa 500, raggruppati in un settore centrale di Tor Vergata, riconoscibili per le bandiere gialle e blu. C’erano inoltre 350 giovani da Russia, Estonia, Georgia e Kazakhstan; 120 dalla Terra Santa e perfino 600 dall’Oceania. Dall’Africa sono giunti in 630, ma tanti hanno avuto problemi con il visto. Lo sventolio delle bandiere di 109 Paesi del mondo regalava un colpo d’occhio impressionante rendendo visibile la parola del profeta Isaia, ricordata con il canto eseguito sul palco «Io vengo a riunir tutte le Nazioni».
All’inizio, in processione, un centinaio di sacerdoti hanno portato l’icona della Vergine Maria sul palco dove campeggiava una grande croce e un’immagine della serva di Dio Carmen Hernández, iniziatrice con Kiko Argüello del Cammino Neocatecumenale.
A presiedere la Liturgia della Parola, il cardinale Baldassare Reina, vicario per la Diocesi di Roma. Presenti altri cinque porporati: Fernando Filoni, Grzegorz Ryś, Jean-Claude Hollerich, Marc Ouellet, Andrew Yeom Soo-jung. E 30 fra arcivescovi e vescovi, tra cui il vescovo ausiliare di Roma, Michele Di Tolve.
Dopo la proclamazione del Vangelo, il cardinale Reina ha portato ai presenti il saluto e l’abbraccio del Pontefice. «Questo incontro è la risposta all’invito di Papa Leone: aspirate alla santità», ha detto. Ricordando che viviamo in una società in cui Dio sembra messo ai margini, il porporato ha esortato ad accogliere la chiamata di Dio, che «rende i nostri progetti più grandi». «Siate giovani felici, siate giovani santi», ha concluso.
«Noi veniamo a raccogliere i frutti del vostro incontro con il Papa», ha rimarcato Kiko Argüello, introducendo l’evento. «È molto importante — ha ricordato — che la fede del vostro Battesimo, che state ravvivando nel Cammino, sia cementata su Pietro». A Roma sono state martirizzate «le colonne della Chiesa: san Pietro, san Paolo e anche tantissimi cristiani!».
La catechesi ha preso spunto dal passo biblico del peccato di Adamo ed Eva: l’inganno del demonio fa credere all’uomo di essere autonomo, di poter decidere ciò che è bene e male, di non aver bisogno «di obbedire a nessuno». «Siamo in una società in cui si vuole annullare l’obbedienza, obbedienza ai maestri, obbedienza al padre», ha evidenziato. «Il peccato significa aver accettato questa catechesi del demonio, che tu devi essere dio di te stesso». Da questo inganno, dall’aver tagliato le radici del proprio essere da Dio, deriva una solitudine profonda, un’incapacità di amare. L’esortazione è, dunque, alla conversione a Cristo, che ha mostrato sulla Croce un’altra forma di amore alla quale si è tutti invitati a partecipare.
La chiamata vocazionale e i canti hanno suggellato l’incontro che rimarrà nel cuore e nella vita di questi ragazzi, come tanti anni prima è rimasto impresso nell’anima dei loro genitori, fin dalle prime Giornate mondiali della gioventù in cammino per ascoltare la voce di Cristo e scoprire la propria vocazione.