· Città del Vaticano ·

Le “notti bianche”

 Le “notti bianche”  QUO-179
04 agosto 2025

di Edoardo Giribaldi

Il Papa ha salutato tutti poco dopo le 22 di sabato 2 agosto. Il buio è sceso in silenzio, come una coperta posata piano su un campo troppo grande per contenerla tutta. E infatti, qualcosa è rimasto scoperto. Non il buio totale — brillavano i riflessi delle coperte termiche distribuite ai pellegrini — ma quel tipo di buio che non spaventa. Svela. Evapora l’ufficialità della giornata trascorsa aspettando il Pontefice e lascia solo il sudore, le scorie di un’euforia da smaltire, le emozioni da rivivere.

Inizia così la notte bianca di Tor Vergata, intermezzo tra la veglia e la messa, l’indomani, con Leone XIV. Anzi, le “notti bianche”, come il romanzo di Dostoevskij, perché ogni pellegrino vive la propria.

Qualcuno prova a dormire, rannicchiato nel sacco a pelo, il cappuccio tirato fin sul naso. La bandana verde speranza sugli occhi, come a schermarsi dal peso della giornata. Chi invece non riesce — per l’adrenalina, per il rumore, o per un’insonnia che viene da lontano, si lascia trasportare dal post-veglia. I corridoi tra i settori della spianata sono un’emorragia di pellegrini. Un milione circa, che si muove come un unico organismo. Chi prova a camminare più lentamente, ne viene inghiottito.

Un canto urlato a squarciagola, il nome di una nazione scandito a chiare lettere — «Mexico!» — crea legami istantanei, figli del flusso inarrestabile della folla. Ma in quello scambio di sguardi e grida estemporanee, c’è quasi un’eco delle «amicizie sincere, generose e vere» auspicate poco prima dal vescovo di Roma nella Veglia di preghiera.

Camminare tra le tende e i sacchi a pelo è un atto d’equilibrio, con la paura concreta di calpestare qualcuno. Chi ha seguito il consiglio del Vademecum del Giubileo, ha una torcia legata sulla fronte.

I telefoni cellulari sono scarichi: troppe foto, troppe chiamate per ritrovare il proprio gruppo. Le stazioni di ricarica sono intasate come la metropolitana nell’ora di punta.

I discorsi intorno alle tende spaziano tra il surreale e il profondo. «Sanno di benzina, però sono buoni», dice una ragazza, addentando i biscotti del kit alimentare distribuito a ciascun pellegrino. C’è chi, con voce profonda, rievoca le parole del Papa. Chi semplicemente sorride, sotto un cielo senza orologio.

L’atmosfera è quella dei grandi festival musicali. Non a caso, la notte di Tor Vergata raccoglie qualche giovane arrivato tardi perché bloccato da un concerto svoltosi allo Stadio Olimpico. C’è chi si presenta con la bandana di un cantante e la scambia con quella verde del Giubileo.

«Mi raccomando, riposatevi un po’» è stata l’ultima, paterna raccomandazione del Papa. Forse l’unica che, nella notte di Tor Vergata, sembra legittimo non seguire.

E poi accade, senza che nessuno se ne accorga: il cielo scolorisce. Non c’è un’alba, c’è una dissolvenza. Una luce lieve, che si insinua tra i sacchi a pelo, tra le tende, tra gli occhi chiusi di chi ancora dorme e quelli aperti di chi non ha mai smesso di guardare in su. Un vago, fragile senso di essere stati lì. Insieme. Nella notte. Per chi, come un bambino testardo, ha passato ore a cercare di fotografare la luna, troppo pallida per essere catturata da una fotocamera. Per chi è stato svegliato dalle prime prove audio, alle 6.30 circa, e ha alzato la testa.

«Era tutto blu. Avevo le mani fredde. Ho detto “Aiuto”, ma in realtà ero serena», racconta una ragazza alla sua amica. Entrambe in fila per le fontanelle, utilizzate non per ricaricare le borracce ma per sciacquarsi il viso e rinfrescarsi un po’.

Il Papa sta per arrivare. La notte fuori è passata. Magari anche quella dentro. I protagonisti delle Notti bianche si auguravano questo: «Un giorno ti sveglierai e vedrai una bella giornata. Ci sarà il sole, e tutto sarà nuovo, cambiato, limpido. Quello che prima ti sembrava impossibile diventerà semplice, normale. Non ci credi? Io sono sicuro. E presto. Anche domani». Domani è già oggi.

Sono da poco passate le 7.30 e Leone XIV arriva. Anzi, torna. E anche in anticipo rispetto al previsto. «Spero che abbiate riposato un pochino», il suo primo pensiero. Quelli che non l’hanno fatto, saranno perdonati.