· Città del Vaticano ·

La vicinanza del Papa agli amici della ragazza egiziana morta durante il pellegrinaggio a Roma

La nostra speranza più forte del dolore

 La nostra speranza  più forte del dolore  QUO-178
02 agosto 2025

Una testimonianza di vicinanza, insieme con l’assicurazione della propria preghiera: questo il significato dell’udienza di Leone XIV, stamane intorno a mezzogiorno, a un gruppo di giovani della Chiesa greco-melkita, addolorati per l’improvvisa morte di una loro compagna di viaggio appena diciottenne, Pascale Rafic, giunta a Roma dall’Egitto per partecipare al Giubileo delle nuove generazioni. Appresa con profondo dolore la notizia, il Papa ha contattato il vescovo Jean-Marie Chami, ausiliare del Patriarcato di Antiochia dei greco-melkiti e vicario patriarcale per l’Egitto, il Sudan e il Sud Sudan, ed ha accolto nell’Auletta dell’Aula Paolo VI, il gruppo di pellegrini amici della ragazza. Ecco una nostra traduzione del saluto rivolto loro dal Pontefice in inglese durante l’incontro segnato da profonda commozione.

Cari fratelli e sorelle,
la pace sia con voi.

Questa mattina presto ho ricevuto la triste notizia della vostra compagna di viaggio in questo pellegrinaggio, la vostra sorella che è morta improvvisamente la scorsa notte, credo...

E certo la tristezza che la morte porta a tutti noi è qualcosa di molto umano e molto comprensibile, specialmente quando si è così lontani da casa e in un’occasione così, in cui ci si trova veramente insieme per celebrare la nostra fede con gioia. E all’improvviso ci viene ricordato in modo molto forte che la nostra vita non è superficiale, che non abbiamo il controllo sulle nostre vite, e che non sappiamo, come Gesù stesso ha detto, né il giorno né l’ora in cui, per qualche ragione, la nostra vita terrena finisce.

Ma impariamo anche nel Vangelo quello che Marta e Maria scoprono quando il fratello Lazzaro muore, e quando Gesù non era con loro all’inizio, ma è arrivato molti giorni dopo la sua morte, e loro comprendono che Gesù è vita e risurrezione.

In qualche modo, così, mentre celebriamo questo anno giubilare di speranza, ci viene ricordato in modo molto forte quanto la nostra fede in Gesù Cristo abbia bisogno di essere parte di ciò che siamo, di come viviamo, di come ci apprezziamo e rispettiamo gli uni gli altri, e soprattutto di come continuiamo ad andare avanti nonostante esperienze così dolorose.

Sant’Agostino ci dice che quando qualcuno muore è certamente molto umano e molto naturale piangere e soffrire, sentire la perdita di qualcuno che ci è caro, e dice anche di non piangere come fanno i pagani perché noi abbiamo visto Gesù Cristo morire sulla croce e risorgere dalla morte.

Ed è la nostra speranza nella risurrezione che è la fonte ultima della nostra speranza, e parliamo di un anno giubilare di speranza, la nostra speranza è in Gesù Cristo che è risorto. E ci chiama tutti a rinnovare la nostra fede, ci chiama tutti a essere amici, fratelli e sorelle gli uni degli altri, a sostenerci gli uni gli altri, e dice: anche voi dovete essere testimoni di quel messaggio evangelico. E questo ha toccato tutti voi in modo molto personale e diretto oggi. Così, in questo dolore che sperimentate per la perdita della vostra amica, avete questa opportunità di stare insieme, di pregare, di rinnovare la nostra fede e chiedere a Dio sia il riposo eterno per la nostra sorella ma anche per la consolazione e il rafforzamento della nostra fede, perché sia rinnovata nella speranza, e come Chiesa, come fratelli e sorelle, ci siamo riuniti per questa ragione.

Chiediamo al Signore di essere con noi, di essere con tutti voi mentre vivete questi giorni di pellegrinaggio nell’anno del Giubileo della speranza e che tutti siate protetti con l’amore e la grazia di Dio.

Che il Signore sia con voi. Possa la benedizione di Dio Onnipotente scendere su di voi. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Possa Dio essere con voi e dare pace ai vostri cuori.